Itinerario Evoluzione del barista
Questo itinerario si sofferma sul percorso museale andando ad indagare il rapporto tra macchine, baristi e clienti nei vari decenni del Novecento fino ai nostri giorni
Museo: MUMAC – Museo della Macchina per Caffè Cimbali Group
Mondo MUMAC
Extra: MUMAC non è solo un museo ma è anche una Library, un Archivio storico e una Academy.
MUMAC non è solo un museo ma è anche una Library, un Archivio storico e una Academy. La Biblioteca storica del Caffè è dotata di un fondo librario con circa 1300 volumi tematici. L’archivio storico, recentemente digitalizzato e disponibile per tutti su richiesta, dispone di decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso. L’Academy, con i suoi spazi Training Centre e Sensory Room, è dedicata alla formazione con corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers. MUMAC organizza, inoltre, eventi, aperture speciali, iniziative culturali ed educational dedicati a scuole e famiglie e workshop universitari, ospita tesisti e promuove progetti editoriali come la pubblicazione del volume “SENSO ESPRESSO: Coffee. Style. Emotions.”, vero concentrato dell’italian way of life. Infine, come usiamo le 250 macchine a magazzino? Le usiamo per rotazioni all’interno del museo oppure per prestiti nazionali e internazionali di grande rilevanza. Per citarne solo alcuni, le macchine del MUMAC sono state prestate alla Triennale di Milano, al Musée des Arts Decoratifs del Louvre a Parigi, al Deutsches Museum di Monaco, al Museo do Cafè di Santos in Brasile, ma anche a produzioni cine-televisive, come, per esempio, la serie TV italiana “L’Amica Geniale” e il film “Pasolini” di Abel Ferrara con William Dafoe.
Introduzione
Questa sezione introduce il visitatore in un itinerario dedicato al barista e al suo lavoro nelle varie epoche.
Avete scelto un percorso davvero interessante e, allo stesso tempo, intrigante. Sì, perché, ancora oggi, la parola “barista” non ha né un’etimologia né una data di nascita certa. In questo percorso, vi inviteremo a soffermarvi su alcuni aspetti e macchine specifiche che potranno farvi comprendere l’evoluzione nel tempo della figura che gestisce la macchina per caffè. Però, prima di entrare nel vivo del vostro percorso tematico, prendetevi un attimo e fermatevi qui, nella HALL per cominciare ad assaporare storia, curiosità e particolari di questo luogo. Questo museo è nato nel 2012, all’interno dell’headquarter di Gruppo Cìmbali, qui a Binasco. È stato realizzato in occasione del centenario della fondazione dell’impresa, avvenuta nel 1912 da parte di Giuseppe Cìmbali a Milano, ed è la più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso, professionali. È un museo d’impresa che va oltre il concetto di museo di impresa: al suo interno espone, infatti, non solo le macchine dei brand del Gruppo (La Cìmbali, Faema, Casadio, Slayer), ma tutti i brand che hanno costituito le pietre miliari del settore. Grazie alle collezioni della famiglia Cìmbali e di Enrico Maltoni, il più grande collezionista al mondo di macchine per caffè, il museo espone oltre 100 macchine e racconta oltre un secolo di storia dell’evoluzione di un intero comparto del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda. Se volete saperne di più sul museo e sulle altre 250 macchine in collezione vi invitiamo a seguire la visita estesa.
Gli albori
Questa sezione ci introduce alla visita museale attraverso alcune macchine da caffè storiche.
Adesso, lasciata la Hall e la Caffetteria alla vostra sinistra (a meno che, non vogliate gustare prima un ottimo caffè!), potete procedete oltre il pannello divisorio marrone su cui è rappresentata la mappa del museo: ma, prima, se volete orientarvi, datele un’occhiata! A sinistra un grande “Benvenuto” vi racconta la filosofia del MUMAC (se vi fa piacere leggerlo o ascoltarlo, andate all'itinerario introduttivo). Siete nella sala degli Albori dove nasce il caffè espresso, estratto a vapore e ancora senza crema e davanti a voi avete una serie di bellissime macchine con finiture e decorazioni liberty, a colonna. Sì, perché le prime macchine non nascono come siamo abituati a vederle noi, orizzontali, ma vengono create verticali: a “colonna” appunto! Ora fermatevi di fronte al grande bancone del 1929 in legno originale: c’è installata una delle macchine più grandi che siano state realizzate, la Condor. Ammiratela nella sua imponenza e poi… temetela! Provate a pensare cosa volesse dire utilizzarla per offrire il caffè più moderno agli avventori dell’epoca. Grandi sbuffi di vapore, un gran calore, pressione da sfiatare e temperatura dell’acqua altissima, gas, carbone o elettricità da non far mancare. Chi governava questa macchina doveva avere una grande dimestichezza e confidenza nell’uso per estrarre i tanti caffè che poteva preparare contemporaneamente dai suoi gruppi erogatori. Insomma, le macchine, dagli albori agli anni 40, erano potenzialmente molto pericolose, se non ben governate: erano sotto pressione, funzionavano ad alte temperature per generare il vapore, avevano tipi di alimentazione che potevano rappresentare dei rischi. Per questo, il caffè del tempo veniva preparato dal “macchinista”, così si chiamava l’operatore specializzato che doveva essere dotato di patentino da fuochista e che doveva badare al funzionamento della macchina per caffè, prestandole costante attenzione, per evitarne l’esplosione. E il rischio che esplodesse effettivamente c’era, come è testimoniato anche dall’immagine che vi mostreremo fra poco.
Tecnologia ed esplosioni
Questa sezione si concentra sul periodo tra le Guerre Mondiali e sul gap tecnologico ancora presente (e che spesso poteva portare a piacevoli conseguenze!)
Lasciate alle vostre spalle la prima Sala ed entrate nella seconda, totalmente diversa rispetto alla precedente. Siamo nel periodo fra le due guerre, le macchine riflettono lo stile del periodo: il Razionalismo. È un periodo difficile dove crisi e autarchia sono le caratteristiche dominanti dell’economia. Ma è anche un periodo di paradossi. Se infatti a livello nazionale i consumi diminuiscono, in corrispondenza delle grandi realtà urbane si rilevano dei veri e propri picchi di consumo, dettati, nei locali, dalla concentrazione di avventori benestanti che non vogliono rinunciare a un vero espresso. Così i locali pubblici crescono e diventano luoghi d’incontro e di cultura. Ma la tecnologia non fa passi avanti e rimane quella degli albori. Le macchine sono ancora condotte dal “macchinista” e le macchine sono pronte a esplodere se non ben governate. Sulla parete subito a sinistra trovate una testimonianza al riguardo: appesa, trovate la riproduzione di una Domenica del Corriere del 1946, con una illustrazione di Walter Molino che mostra come ai clienti di un locale, a causa dell’esplosione di una macchina per espresso, fossero state servite “schegge e scottature” al posto del caffè. Ma gli avventori dell’epoca come bevevano il caffè? Il caffè era una materia prima costosa e l’espresso non era per tutti. Non era in uso l’abitudine del consumo direttamente al banco, ma ai frequentatori dei locali la bevanda veniva servita dal personale dedicato e sorseggiata con calma al tavolo In questa sala, al centro potete vedere alcune macchine posizionate una dietro l’altra su una lunga fila di parallelepipedi di marmo bianco: se le guardate bene, sembrano costituire come una vera e propria locomotiva dove la prima macchina davanti, La Cìmbali Ala, sembra essere la postazione del macchinista: questa è una delle prime macchine orizzontali, ma se la guardate bene e conoscete i tram di Milano, potete vedere una grande somiglianza fra il tipo di gruppi erogatori e le manopole di guida del tramviere: un altro “macchinista”. Mentre se guardate l’ultima della fila, una imponente San Marco 900, scoprirete un piccolo fornelletto dove venivano posizionati i pezzi di carbone per alimentare la macchina, proprio come per le caldaie dei treni a vapore! Da notare appunto che in questo periodo, sebbene la tecnologia rimanga invariata, inizia a cambiare qualcosa nelle forme. Le macchine da verticali cominciano a diventare orizzontali e le prestazioni migliorano: con i gruppi erogatori posizionati tutti sullo stesso lato, un solo operatore può gestire, stando “comodamente” nella stessa posizione, l’erogazione di più caffè, diventando così più veloce ed efficiente.
Gli anni 50-60
Questa sezione si focalizza sulle innovazioni tecniche e sulle mansioni del banconista tra gli anni 50 e 60.
Adesso lasciate la Sala e procedete oltre l’ultima macchina esposta, la D.P. 47 disegnata da Gio Ponti: si tratta della più importante macchina del museo, ma di lei parliamo nell'itinerario esteso. Superata la macchina, vi trovate nella scintillante sala dedicata agli anni ’50. Un’incredibile successione di eventi post-bellici, la rinascita dell’industria e dell’economia, il nuovo fervore e la fiducia nel futuro portano un ingegnoso barista milanese, Achille Gaggia, a inventare un nuovo sistema di estrazione del caffè. L’invenzione della “leva” di Gaggia viene applicata per la prima volta nel 1948 sulla macchina Classica, realizzata nelle Officine FAEMA, un’azienda che produce elettrodomestici fondata nel ’45 a Milano da Carlo Ernesto Valente. Il sistema non usa più il vapore per l’estrazione, ma una pressione più alta combinata ad acqua molto calda ma inferiore ai 100 gradi necessari a produrre il vapore. Questa combinazione porta per la prima volta ad ottenere la crema caffè che caratterizza l’espresso moderno. La Gaggia Classica, con la sezione del suo pistone, è la prima macchina che potete vedere entrando nella sala. Ma se vi avvicinate al bancone posto al centro della sala potete provare a salire sulla pedana e a mettervi al posto del “banconista”: poste sul bancone, di fronte al cliente, le macchine a leva vengono azionate dall’esperto manovratore che mette tutta la sua forza e perizia per offrire all’avventore un caffè espresso e anche due amichevoli chiacchere! Le mansioni che riguardano il banconista sono meno complesse, ma ancora pericolose e soprattutto più faticose: manovrare la leva che agisce sul pistone per produrre i 9 bar di pressione necessari all’estrazione dell’espresso con la crema richiede forza e attenzione. Se non usata correttamente, infatti, la leva poteva letteralmente “mandare al tappeto” il banconista, colpendolo sul mento (non a caso la leva è stata definita per anni “spacca-mento”).
Macchine e barista
Questa sezione è dedicata alle macchine, alla figura del barista e al famoso "Cìmbalino"
Ora date un’occhiata alle macchine: tutte le case produttrici dell’epoca cominciano a produrre macchine a leva per l’erogazione del nuovo e moderno caffè con la crema! Gaggia chiama il suo espresso “Crema caffè naturale” specificando che “funziona senza vapore”, Faema, non appena inizia la produzione in proprio, separandosi da Gaggia lo chiama “Infuso idrocompresso di caffè”, poco semplice da dire; mentre La Cìmbali, innova il mercato del consumo di caffè espresso, chiamando semplicemente “Cìmbalino” la bevanda con la crema erogata dalle sue macchine (vedere itinerario Cìmbalino) Nei locali, il consumo della bevanda avviene ancora principalmente al tavolino. La maggior disponibilità economica e di tempo libero, la voglia di trascorrere insieme il tempo, la possibilità di guardare la tv come nuovo rito sociale e la spensieratezza della voglia di rinascita del dopoguerra, trasformano i locali in luoghi di ritrovo dove il consumo del caffè si allarga a tutte le fasce di popolazione.
Anni 60 e 70
Questa sezione si sofferma sulle novità tecnologiche di questo periodo e sulla perdita di contatto tra baristi e clienti.
Prosegui nella prossima sala per scoprire la rivoluzione del design e della tecnologia nella società e nelle macchine per caffè. Siamo nella sala dedicata al design e agli anni ‘60/70. Alla tua destra, l’evoluzione della macchina più iconica e significativa per la rivoluzione tecnologica e per la linea che l’ha portata da allora fino a noi: la Faema E61, la macchina più iconica in assoluto e diffusa al mondo. Con l’avvento della E61 (a proposito, sapete cosa significa il suo nome? Provate a scoprirlo leggendo la didascalia e curiosando fra le informazioni sulla App) si afferma il sistema “a erogazione continua” e della pompa elettro-volumetrica che compie tutto lo sforzo prima svolto dalla leva. Una piccola levetta azionata dall’operatore, annulla completamente la fatica fisica nella preparazione dell’espresso e il banconista lascia il posto alla nuova figura del barista, che prepara e serve il caffè al banco, dove ancora la macchina campeggia con i suoi volumi tondeggianti. Proseguendo lungo il corridoio della sala, quasi in fondo a sinistra è esposta La Cìmbali M15, disegnata da Rodolfo Bonetto nel 1971. Una macchina dal colore “pop”, progettata nel periodo in cui la macchina per caffè si sposta dal bancone frontale a quello alle spalle del barista, liberando spazio per il consumo del caffè al banco. Si afferma così la posizione della macchina sul retro bancone per liberare spazio di fronte e servire più velocemente il caffè “al volo”. La macchina perde il suo ruolo da protagonista e anche i baristi devono cambiare modo di preparare il caffè: girando le spalle ai clienti, perdono quel contatto con il cliente che così tanto connotava i bar dei decenni precedenti, rendendo la figura più anonima anche se estremamente specializzata nel diventare rapidissimi utilizzatori della macchina per servire quantità sempre più elevate di caffè per una popolazione che ha sempre meno tempo da perdere e che viaggia sempre di più.
Anni 80 e 90
Questa sezione si sofferma sul ventennio successivo alla sezione precedente, dove i baristi cominciano a servire bevande più elaborate.
Proseguendo e girando l’angolo, eccovi proiettati nei colorati e leggeri anni ’80 e nell’era sempre più elettronica degli anni ’90. Se il bar comincia a diventare luogo per gli aperitivi, i dopocena con gli amici oppure il posto dove cominciare a prendere confidenza con i primi rudimentali giochi elettronici allora tanto all’avanguardia, il barista classico continua a lavorare sul retro del bancone per servire bevande a base espresso che cominciano a complicarsi. Nascono però i locali di tendenza dove i barman e i bartender fanno dei mix e della giocoleria per la creazione di cocktail le loro caratteristiche distintive. L’avvento dell’elettronica portata dentro la macchina, se da una parte consente la rivoluzione tecnologica della dosatura controllata con la Faema Tronic che vedete al centro della sala, dall’altra consente il primo avvio della produzione di macchine superautomatiche, la cui tecnologia, ancora una volta, impatta sulla figura che le utilizza. L’operatore può anche non essere un barista esperto di tutte le fasi della preparazione del caffè necessarie con una macchina tradizionale, ma può affidarsi alla macchina che, con un semplice tasto realizza la bevanda scelta: dal chicco alla tazzina con un piccolo gesto. Potete vedere qui La Cìmbali Dolcevita nata in quegli anni principalmente per il mercato americano: gli italiani, infatti, preferiscono ancora la consuetudine e le certezze delle macchine tradizionali.
Il nuovo millennio
Questa sezione si concentra sul nuovo millennio e ad un ritorno del rapporto macchine-barista-cliente.
Se procedete nella sala successiva, ci troviamo proiettati nel periodo della globalizzazione che, insieme alle tendenze del nuovo millennio e soprattutto del secondo decennio degli anni Duemila, porta a una nuova consapevolezza del consumo e di conseguenza a un nuovo cambiamento degli addetti alla preparazione del caffè. La necessità di comprendere meglio ciò che ci circonda, le esigenze di non dimenticare che sostenibilità e responsabilità sono le parole alle quali dobbiamo fare riferimento, si traducono in una consapevolezza di consumo che chiede maggiore flessibilità nelle macchine e più conoscenza di tutta la filiera del caffè. Così si torna a dare importanza alla relazione e oggi si assiste al ritorno della macchina sul bancone, in un ritrovato contatto col cliente al quale sempre più spesso viene “narrato” il viaggio del caffè che sta assaporando. Gli operatori in molti casi sono ancora classici, con le macchine ancora spesso pensate per il retro-bancone, ma dalle prestazioni sempre più performanti, con sistemi dotati di connessioni internet, flessibili e sostenibili, che fanno cose e gestiscono dati, consentono regolazioni di erogazione diverse e pensate per consumatori sempre più esigenti e per soddisfare le differenti la molteplicità di richieste e le nuove personalizzazioni nelle bevande, come La Cìmbali M100 che vedete al centro dell’attenzione nella sala.

MUMAC – Museo della Macchina per Caffè Cimbali Group
Itinerario Evoluzione del barista
Lingua dell'itinerario:
Mondo MUMAC
Introduzione

Gli albori

Tecnologia ed esplosioni
Gli anni 50-60
Macchine e barista

Anni 60 e 70

Anni 80 e 90
Il nuovo millennio
Itinerario Evoluzione del barista
MUMAC – Museo della Macchina per Caffè Cimbali Group
Questo itinerario si sofferma sul percorso museale andando ad indagare il rapporto tra macchine, baristi e clienti nei vari decenni del Novecento fino ai nostri giorni
Lingua dell'itinerario:
Percorso di visita
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Introduzione

Gli albori

Tecnologia ed esplosioni
Gli anni 50-60
Macchine e barista

Anni 60 e 70

Anni 80 e 90
Il nuovo millennio

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Gli anni 50-60
Macchine e barista

Anni 60 e 70

Anni 80 e 90
Il nuovo millennio