Itinerario breve
Questo itinerario ti consente di visitare il MUMAC in maniera completa e concisa senza effettuare nessun taglio alla tua visita.
Museo: MUMAC – Museo della Macchina per Caffè Cimbali Group
Benvenuti al MUMAC!
In questa sezione il visitatore avrà una prima panoramica delle peculiarità del MUMAC in una visita breve che però non tralascia i punti fondamentali dell’evoluzione della macchina per caffè nel tempo, con alcuni riferimenti alle tecnologie, al design e agli usi e costumi legati al consumo della bevanda.
Benvenuti al MUMAC! In questo percorso, vi inviteremo a scoprire il MUMAC nelle sue peculiarità in una visita breve che però non tralascia i punti fondamentali dell’evoluzione della macchina per caffè nel tempo, con alcuni riferimenti alle tecnologie, al design e agli usi e costumi legati al consumo della bevanda. Però, prima di entrare nel vivo del vostro percorso, prendetevi un attimo e fermatevi qui, nella hall per cominciare ad assaporare storia, curiosità e particolari di questo luogo. Questo museo è nato nel 2012, all’interno dell’headquarter di Gruppo Cìmbali, qui a Binasco. È stato realizzato in occasione del centenario della fondazione dell’impresa, avvenuta nel 1912 da parte di Giuseppe Cìmbali a Milano, ed è la più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso, professionali. È un museo d’impresa che va oltre il concetto di museo di impresa: al suo interno espone, infatti, non solo le macchine dei brand del Gruppo (La Cìmbali, Faema, Casadio, Slayer), ma tutti i brand che hanno costituito le pietre miliari del settore.
Dall'esterno all'interno
Questa sezione ci traghetta dall'esterno all'interno del Museo.
All’esterno, avrete fatto caso al murale che circonda il perimetro del MUMAC: vi invitiamo ad avvicinarvi al pannello di fronte alla reception per scoprirne significato e particolari. Una volta varcata la soglia del cancello, poi, vi siete trovati di fronte l’edificio rosso che ospita il museo: un progetto architettonico fra i più interessanti esempi di architettura museale contemporanea. Avrete senz’altro notato nel giardino una enorme tazzina bianca che si staglia di fronte alle doghe rosse, invitandovi fin dall’ingresso a interagire con il museo, per uno scatto fotografico molto… “social”! All’interno, grazie alle collezioni della famiglia Cìmbali e di Enrico Maltoni, il più grande collezionista al mondo di macchine per caffè, il museo espone oltre 100 macchine e racconta oltre un secolo di storia dell’evoluzione di un intero comparto del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda. Se volete saperne di più sul museo e sulle altre 250 macchine in collezione vi invitiamo a seguire l'itinerario completo approfondito. Adesso, lasciata la Hall e la Caffetteria alla vostra sinistra (a meno che, non vogliate gustare prima un ottimo caffè!), potete procedere oltre il pannello divisorio marrone su cui è rappresentata la mappa del museo: ma, prima, se volete orientarvi, datele un’occhiata! A sinistra un grande “Benvenuto” vi racconta la filosofia del MUMAC (se vi fa piacere leggerlo o ascoltarlo, cliccate sull'itinerario introduttivo - un espresso per favore).
Sala Albori
Questa sezione è dedicata all'Italia fra la fine dell’800 e i primi due decenni del ‘900 con la sala degli Albori.
Ora, superata la parete divisoria marrone e, spalle alla parete, vi trovate in Italia fra la fine dell’800 e i primi due decenni del ‘900. Siete nella sala degli Albori e davanti a voi avete una serie di bellissime macchine con finiture e decorazioni liberty, a colonna. Sì, perché le prime macchine non nascono come siamo abituati a vederle noi, orizzontali, ma vengono create verticali: a “colonna” appunto! Le foto alle pareti, il grande bancone, le macchine, le immagini pubblicitarie ci raccontano che siamo in un momento di grande fermento e innovazione. La rivoluzione industriale, le prime auto, il treno a vapore consentono di accorciare le distanze verso le novità e il futuro, con una velocità prima sconosciuta.
Nascita e caratteristiche dell'Espresso
Questa sezione spiega la nascita e le caratteristiche peculiari di un caffè espresso.
A sinistra vedete il primo pezzo su cui soffermare la vostra attenzione: è l’invenzione del torinese Angelo Moriondo del 1884. Pur ancora lontana dall’elaborazione delle prime macchine per espresso, ha il merito di usare per la prima volta il vapore per l’estrazione della bevanda e offrire una bevanda di qualità ai sempre più numerosi appassionati. Il caffè però non risulta ancora “espresso”, cioè erogato “tazza per tazza”, bensì “istantaneo”, poiché preparato ancora in quantità. Due di queste macchine, brevettate, ma mai commercializzate, facevano bella mostra di sé nel Gran Caffè Ligure della famiglia Moriondo per il servizio pubblico di caffè “istantaneo”, come definito da Moriondo stesso. Ma cosa si intende dunque per caffè espresso? E quando nasce? Per capirlo, guardate la macchina Ideale alla vostra destra. Nel 1901, il milanese Luigi Bezzera inventa il gruppo erogatore singolo presente in questa macchina. Guardate il portafiltro a uno o più beccucci e il sistema di aggancio al corpo centrale della macchina: erano già molto simili a quelli di oggi, non trovate? Il gruppo erogatore che produce il caffè “tazza per tazza”, di fatto, connota la nascita del caffè espresso, cioè il caffè realizzato espressamente, cioè al momento e in modo veloce, su espressa richiesta del cliente. Ma questo caffè, seppur “espresso” era molto diverso da quello al quale siamo abituati oggi: era prodotto col vapore, per cui piuttosto bruciato, bollente e nero senza crema, caratteristica, quest’ultima, che arriverà oltre 4 decenni dopo. Desiderio Pavoni ottiene l’utilizzo del brevetto e applica l’invenzione alla macchina Ideale. La macchina viene esposta per la prima volta alla Esposizione Internazionale di Milano del 1906 nello stand di Luigi Bezzera e, da quel momento, il settore decolla.
Il gruppo storico
Questa sezione si concentra sul gruppo storico dell'azienda all'inizio del Novecento.
Ora, voltatevi. Guardate la grande foto sul pannello divisori marrone: sono ritratti gli operai di un’officina in cui è presente la figura dalla quale parte la storia Cìmbali. In piedi, a sinistra, con le braccia conserte, un giovane Giuseppe Cìmbali, pioniere fra i pionieri: questa foto documenta che nel 1906, Giuseppe Cìmbali era già attivo nel settore e stava realizzando le macchine che da lì a poco sarebbero state presentate al mondo, proprio alla esposizione di Milano. Dall’apprendistato all’apertura della sua bottega nel 1912 passano ancora alcuni anni e altri ancora per la produzione della sua prima macchina per caffè nei primi anni ’30. Ma agli albori era già lì. Invece, nella foto centrale nella parete divisoria della sala, a sinistra, potete vedere la fotografia dello stand Bezzera e scoprire nel dettaglio proprio il signor Luigi vicino ad un cartello che sancisce la collaborazione con Pavoni.
Sala Due: 1929 - 1947
Questa sezione si sofferma sulla Sala Due che analizza un periodo storico compreso tra il 1929 e il 1947.
Passate ora nella seconda sala. Come potete vedere, questa sala si distingue nettamente dalla precedente per lo stile delle macchine che risente della corrente razionalista dell’epoca. Dopo la Prima guerra mondiale e il crollo di Wall Street del 1929, i paesi occidentali risentono di gravi problemi in ogni aspetto della vita economica, produttiva e sociale, con gravi conseguenze. Ogni stato cerca in modo autonomo di arginare la crisi. È un periodo difficile, complesso, di forzato immobilismo che porta anche l’Italia a sprofondare in un regime che prevede piani di intervento statale, guerre coloniali e autarchia. L’intera industria italiana, a eccezione di quella bellica, subisce una battuta d’arresto. Ma il mondo della macchina per caffè, nella sua nicchia costituita dai pochi consumatori che potevano ambire a questo lusso, continua il suo percorso. Se infatti a livello nazionale i consumi diminuiscono, nelle grandi realtà urbane si rilevano dei picchi di consumo, dettati dalla concentrazione di avventori benestanti che non vogliono rinunciare a un vero espresso. Così i locali pubblici crescono e diventano luoghi d’incontro e di cultura. L’innovazione tecnologica però si arresta e le macchine funzionano ancora a vapore, anche se non si rinuncia al rito della tazzina di espresso preparata al bancone e servita al tavolo. Le macchine replicano nelle loro linee lo stile della corrente razionalista, semplice e funzionale, caratterizzata da linee geometriche essenziali. Ogni decoro, ogni concessione al “bello” sono considerati superflui. La macchina per caffè, come ogni altro strumento di lavoro, è bella perché adempie a una funzione utile, mentre il decoro resta un retaggio da lasciare al passato. Anche i marchi risentono dello spirito del tempo e sono rappresentati secondo i dettami dell’epoca. Giuseppe Cìmbali in questo periodo introduce sul mercato la sua prima macchina per caffè, La Cìmbali Rapida a sviluppo verticale, in linea con altri modelli dell’epoca, che potete ammirare proprio all’inizio del percorso nella sala. Nei primi anni Quaranta, le macchine da verticali cominciano a diventare orizzontali e le prestazioni migliorano. Compare anche un altro accessorio prima impossibile da avere nelle macchine verticali: lo scaldatazze. Il periodo autarchico di contingentamento delle materie prime porta anche alla produzione di macchine ibride per sopperire alla difficoltà di accesso alle fonti energetiche, con macchine che possono funzionare a gas, a elettricità, ma anche a carbone, come la San Marco 900 che trovate in fondo alla lunga fila di macchine nella parte centrale della sala. Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale gran parte dell’inventiva italica inevitabilmente si blocca, accantonando soluzioni migliorative che devono attendere tempi migliori. Una di queste riguarderà in modo rivoluzionario la macchina per caffè, ma dovrà passare quasi un decennio prima di essere realizzata. Parliamo dell’invenzione dell’estrazione a leva e la nascita della crema caffè di cui parleremo nella prossima sala. Ma in questa dobbiamo dare un’occhiata alla macchina ancora oggi ritenuta la più bella al mondo: la D.P. 47, ribattezzata La Cornuta per la forma a corno dei gruppi erogatori, disegnata nel 1947 da Gio Ponti per La Pavoni. Nonostante la bellezza ineguagliabile, la Cornuta nasce però a vapore in un momento di transizione verso un nuovo metodo d’estrazione che ben presto soppianterà tutti gli altri: la leva.
Sala anni 50
Questa sezione si sofferma sulle nuove tecnologie e miscele inventate tra gli anni Quaranta e Cinquanta.
Per scoprire la nuova tecnologia, potete passare alla terza sala. Subito entrando potete vedere sull’espositore a sinistra un pistone sezionato vicino ad una macchina per caffè orizzontale con due caldaie. Si tratta della nuova rivoluzione tecnologica con cui finalmente si arriva al caffè espresso come lo conosciamo oggi: con la “crema”. È la macchina Gaggia Classica del 1948 dotata del meccanismo “a leva”. Un decennio prima, Achille Gaggia, semisconosciuto barista milanese, aveva acquisito una prima invenzione, sperimentandola all’interno del suo Bar Achille, e in seguito l’aveva migliorata, ma a causa della guerra tutto si era interrotto. Al termine del conflitto, però, si assiste a un momento unico della storia d’Italia di ripresa economica e sociale tesa all’innovazione. Il bar diventa luogo di aggregazione e condivisione, non più destinato a un’élite ma ritrovo ideale per tutti, consacrando il caffè al bar come rito sociale che travalica le distinzioni di classe. Ci si ritrova anche per guardare la televisione, strumento di aggregazione e cambiamento sociale, per sfogliare il giornale, per discutere di sport e di politica, per trascorrere il tempo in compagnia, oltre che a sorseggiare un nuovo tipo di caffè estratto dalle prime macchine a leva. L’invenzione della leva finalmente viene applicata emessa in produzione nel 1948. Per la produzione del primo modello di macchina, la Classica, Gaggia si rivolge Carlo Ernesto Valente che nel 1945 aveva fondato FAEMA. La macchina, grazie alla leva, consente di disporre di un’alta pressione e di acqua alla temperatura inferiore ai cento gradi, senza generazione di vapore. Per la prima volta gli oli essenziali del caffè non sono più bruciati dal vapore, con i loro aromi conferiscono pienezza al gusto della bevanda e con la loro emulsione originano la crema tipica dell’espresso, d’ora in poi inscindibile dal concetto di espresso consumato al bar. La nuova tecnologia eleva l’espresso a cult e trasforma la figura del “macchinista”, colui che prima azionava la macchina per caffè grazie al suo patentino da fuochista, in “banconista”, cioè esperto utilizzatore della macchina a leva, allora posizionata, appunto, sul bancone, di fronte al cliente. Anche l’espresso assume nomi nuovi, in funzione della azienda che produce le macchine. Le scritte sui frontalini delle macchine si differenziano per marca, come potete ben vedere in questa sala. Sulla Gaggia, la scritta è “Crema caffè naturale”. Sulla macchina esposta accanto, la Faema Saturno, la prima macchina a leva prodotta da Valente dopo la separazione da Gaggia, è indicato “Infuso Idrocompresso di Caffè”. Ma su tutti, in questi anni, si impone un nuovo termine che identificherà ben presto l’espresso italiano nel mondo: Cìmbalino. Il termine viene coniato con il lancio della prima macchina a leva della Cìmbali, la Gioiello, presentata dentro a uno scrigno proprio come un gioiello alla Fiera di Milano del 1950. Potete vedere la macchina, un poco più avanti, sempre sul bancone bianco. L’invito è quello di fermarsi a scioprire alcune delle altre macchine presenti (sono davvero notevoli) e ad approfondirne la conoscenza tramite didascalie e QRcode presenti oppure seguendo l'itinerario completo aprofondito. Ma qui, al centro della sala, è presente anche un bancone d’epoca a marchio Faema dove, se vi fa piacere, potete scattare una fotografia dietro il bancone proprio come un “banconista” dell’epoca.
Sala anni 60-70
Questa sezione si sofferma sul periodo compreso tra gli anni 60 e 70 e sul relativo boom del design.
Proseguendo nella sala successiva ci troviamo nella Sala dedicata agli anni ’60 e ’70 e al boom del design. Sono gli anni del boom economico e del benessere diffuso. Anni in cui, dai trionfi di Coppi e Bartali dei decenni precedenti, eroi di un paese povero e rurale e di una nazione ancora da inventare, si passa a Merckx, il primo ciclista moderno. Del campione (e della maglia FAEMA da lui indossata) si parla nei bar, dove ci si ritrova per discutere le notizie riportate dalla «Gazzetta» e dalla radio, poi dalla tv. Caffè e ciclismo, un inscindibile connubio che perdura anche oggi. In questa sala potete trovare alcuni cimeli del periodo più glorioso della storia ciclistica della squadra Faema, team che ha vinto nel suo periodo d’oro, tutto quanto ci potesse essere da vincere. In questi anni, comincia la vera e propria industrializzazione del settore delle macchine per caffè, che diventano standardizzate e facilmente assemblabili in linea di montaggio. La produzione passa da artigianale a industriale. Il decennio si apre con una novità introdotta da FAEMA con il lancio di una macchina per caffè veramente innovativa, che trovate entrando nella sala a sinistra. La macchina Faema E61 a erogazione continua è diventata un’icona nel mondo dei bar per estetica e qualità del caffè erogato. Tutto il pesante e pericoloso lavoro richiesto fino ad allora dalle manovre su pistone e leva viene sostituito dal semplice utilizzo di una levetta che, grazie a una elettropompa volumetrica produce i 9 bar richiesti per l’estrazione dell’espresso, alleggerendo e semplificando il lavoro del o della barista. Di fronte alla e61, potete invece vedere un’altra macchina degna di nota; La Cìmbali Pitagora, disegnata nel 1962, dai fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni, architetti e designer, che vengono insigniti, per questo progetto del Compasso d’Oro: per la prima e unica volta nella storia, una macchina per caffè espresso professionale si aggiudica il prestigioso riconoscimento. Nella teca a inizio corridoio avete la possibilità di vedere il Premio e alcuni documenti legati alla premiazione, fra cui, la motivazione della giuria. Per la produzione di Pitagora e per sopperire alle esigenze di uno spazio più ampio e adatto alla produzione in serie, La Cìmbali si trasferisce in quegli anni da Milano a Binasco. L’influenza americana ancora una volta si fa sentire e, nell’ambito del design, la cultura pop si impone, con colori sgargianti tesi a esprimere una dirompente affermazione di sé. Il lavoro e la società impongono ritmi sempre più frenetici, il caffè si consuma al volo e si favorisce una maggiore produttività del bancone, con più spazio per servire i clienti. Le macchine così vengono confinate nello spazio del retro-banco, costringendo il barista a dare le spalle al cliente nella preparazione. È solo uno spostamento di qualche metro, che imprime però una svolta epocale di estetica e relazione. Fra le macchine della sala degne di nota in questa sala, La Cìmbali M15, disegnata da Rodolfo Bonetto, che anticipa le tendenze menzionate. È il primo modello che assume una forma dei fianchi a “C” per consentire di compattare i volumi pur garantendo più spazio di manovra laterale al barista.
Sala anni 80-90
Questa sezione si sofferma sul fermento creativo e tecnologico che colpì anche il mondo nel caffè tra gli anni 80 e 90.
Passando nella sala successiva, quella degli anni ’80 e ’90, avviene un cambio di passo. La ripresa economica avanza e moda e design trainano l’economia e il made in Italy in un mondo che sta diventando sempre più globalizzato. Anche i produttori di macchine per caffè si affacciano sui mercati internazionali, ottenendo un successo pressoché immediato. È il periodo in cui l’industria elettronica italiana, insieme a quella dei primi computer, conquista i mercati. Lo stesso avviene nel settore delle macchine per caffè professionali, dove l’Italia diventa sempre più rappresentativa come espressione di stile e bien vivre e dove il rito del caffè da bar e del cappuccino acquistano popolarità anche all’estero. L’elettronica nelle macchine porta a una semplificazione di uso unita a cura ed eccellenza prima inarrivabili. Con FAEMA Tronic disegnata nel 1983 da Ettore Sottsass e Aldo Cibic nasce la prima macchina elettronica che, con la sua pulsantiera, consente di dosare la quantità di caffè erogato. Accelera anche lo sviluppo delle macchine “superautomatiche” ad automatismo integrale, in grado di erogare un intero menu di bevande a base di caffè e latte fresco semplicemente premendo un tasto. In questa sala si mescolano elettronica, gioco, colori, accessori, immagini e macchine che hanno rappresentato un’epoca che travalica gli anni ’80 fino ai ’90. A inizio anni Novanta l’Italia si trova al quinto posto fra le potenze industriali. Nell’ambito delle macchine per caffè, migliorano l’efficienza energetica, l’uso, l’ergonomia e si privilegiano nuovi materiali con minor impatto ambientale, prestando attenzione alla sicurezza e alla salute di utilizzatori e consumatori. In questa sala vale la pena dare un’occhiata alla FAEMA E91, nata per la parte estetica dalla matita di Giugiaro Design, ispirata alle linee armoniose dello storico modello E61, e alla la superautomatica La Cìmbali M50 Dolcevita.
Il nuovo millennio
Questa sezione si sofferma sulle novità del nuovo millennio dominate dalla ricerca di flessibilità e responsabilità.
Passando nella sesta sala si passa temporalmente nel nostro millennio, dove le parole d’ordine diventano flessibilità e responsabilità. Sulle pareti della sala, le grandi fotografie ci riportano a ripercorrere gli ultimi due decenni della contemporaneità, dalla nascita dell’euro, alla consapevolezza della necessità di sostenibilità, alle grandi innovazioni tecnologiche, come il telescopio spaziale James Webb. La diffusione del consumo di caffè a livello mondiale e i cambiamenti nelle dinamiche sociali, influiscono sulle modalità di consumo. Un buon caffè o un cappuccino si consumano anche nella sala d’attesa di una stazione o di un aeroporto, in una libreria o in una boutique, ovunque nel mondo. I primi anni del nuovo millennio vedono nelle architetture e negli ambienti comuni un ritorno al minimalismo, che si riflette anche nel mondo delle macchine per caffè: linee pulite, eleganti ed essenziali, materiali quasi satinati e d’impatto. Comincia anche a registrarsi una sempre maggiore attenzione per la cultura del caffè e per la qualità del prodotto, tendenza che porta alla nascita di una vera community di appassionati, barman professionisti e specialisti del caffè. Contemporaneamente le macchine professionali diventano sempre più flessibili e tecnologicamente avanzate, con interfacce utenti estremamente semplici, anche touch, che coniugano il risparmio di energia con elevate prestazioni, attestando una crescente consapevolezza dell’ambiente come luogo non solo da vivere ma anche da tutelare. Nel 2012, per il suo Centenario, Gruppo Cìmbali inaugura il MUMAC. Gruppo Cìmbali ha portato sul mercato macchine che osano nelle forme e nella tecnologia, per rendere la macchina sempre più “flessibile” e adatta soddisfare ogni esigenza: dai coffee specialist (i sommelier del caffè), ai baristi tradizionali, fino, naturalmente, ai consumatori finali. Le macchine di oggi sono super tecnologiche sia nella loro espressione tradizionale, sia in quella superautomatica. Sono, inoltre, gli anni dei grandi rebranding che, con citazioni del passato, si proiettano nel futuro. Anche i brand La Cìmbali e Faema sono soggetti a un rebranding che risponde all’esigenza di far fronte alle richieste di un consumatore sempre più attento e consapevole della necessità di coerenza fra brand, purpose e prodotto. Rebranding di cui nel 2021 LaCìmbali M200 e Faemina sono le prime rispettive rappresentanti a portare nel mondo i nuovi loghi. Le macchine di ultima generazione acquisiscono il senso dello stile unito a quello della sostenibilità e della funzionalità. E interagiscono. Fra di loro e con le persone, in una sinestesia di funzione ed estetica. Risparmio energetico, monitoraggio dei consumi e materiali riciclabili diventano parole d’ordine di una nuova consapevolezza. Costanti restano la voglia e il gusto di un caffè preparato a regola d’arte, pausa per antonomasia, dove ritrovarsi in un tempo che è solo nostro, nel cuore della propria casa come al bar. In ogni senso. Perché in fondo la domanda è una sola: prendiamo un caffè?
Lab: cultura, tecnologia e futuro in tazzina
Questa sezione è dedicata al Lab dove cultura e tecnologia raccontano il futuro in tazzina.
Nell’ultima sala del museo, il Lab, memoria e futuro si mescolano nelle icone del tempo. Innovare dalla tradizione significa rinnovare le idee, dare un nuovo senso alle pietre miliari della storia, delle invenzioni, degli usi e delle abitudini. Qui vi accolgono vere e proprie isole tematiche, portandovi in dimensioni passate, presenti e future che si mescolano tra loro per far comprendere le sfide affrontate nel tempo dall’azienda, tra spunti tecnologici, innovazioni, responsabilità sociale e culturale d’impresa e traguardi raggiunti. La rappresentazione dell’unione tra presente, passato, futuro è connotata dalle fotografie alle pareti alle pareti, provenienti dai telescopi Hubble e Webb che ci portano direttamente dentro ad un passato così remoto da non essere neppure immaginabile, attraverso una tecnologia così innovativa da sfiorare il futuro. Un nuovo spazio dedicato al legame infinito tra passato, presente e futuro attraverso sette isole tematiche che illustrano alcuni tra i temi più importanti per la nostra storia e la mission aziendale. Per scoprirle procedete girando subito a destra. La prima isola è quella dedicata a Faema E61: la storia e il mito. Dal 1961 la macchina più diffusa e longeva. La seconda racconta la differenza tra macchine tradizionali e superautomatiche. La differenza c’è da oltre 50 anni. Nella terza isola sono esposti alcuni house organ aziendali del passato. Strumento di comunicazione e divulgazione, nascono per diffondere le informazioni dell’azienda nell’azienda. In quella successiva vicino alla Cìmbali S15 è esposto il “naso elettronico”, oggetto che tra elettronica, ingegno e chimica, trasforma l’innovazione in strumento utile. Per scoprire come funziona e a cosa serve è sufficiente inquadrare il QrCode che trovate sulla didascalia. Passate quindi all’isola dedicata a macine e macinadosatori. Quattro macinadosatori per due brand, da ieri a oggi. Dall’artigianalità alla produzione in serie con una tecnologia per macine sempre più precise. Fino ad arrivare alla macinatura integrata nelle superautomatiche. In quella successiva si parla di personalizzazione: la flessibilità e la possibilità di personalizzare le mascherine delle macchine, per inserirle in ogni ambiente. Nel penultimo espositore, la sezione dedicata al domestico: Faema porta al mercato domestico un prodotto di altissimo livello per un espresso come al bar. Nell’ultima isola, l’eccellenza del brand con il rebranding in una macchina, M200 ammiraglia La Cìmbali. Infine, varcando l’ultima soglia del museo ed entrando nel suo cuore rosso, heritage e futuro si incontrano in un’opera, una installazione sospesa tra tecnologia, arte e design: l’esploso de La Cìmbali M100, la macchina del Centenario. Qui potete davvero comprendere la complessità nascosta dietro quella che solo apparentemente è una semplice tazzina di caffè. Anima tecnologica, innovazione, design rivelano tutte le mani e le menti di una lunga e complessa filiera fatta di materia prima, brevetti, creatività e imprenditorialità.
MUMAC – Museo della Macchina per Caffè Cimbali Group
Itinerario breve
Lingua dell'itinerario:

Benvenuti al MUMAC!

Dall'esterno all'interno

Sala Albori

Nascita e caratteristiche dell'Espresso

Il gruppo storico

Sala Due: 1929 - 1947

Sala anni 50

Sala anni 60-70

Sala anni 80-90

Il nuovo millennio

Lab: cultura, tecnologia e futuro in tazzina
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MUMAC – Museo della Macchina per Caffè Cimbali Group
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Percorso di visita

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Il gruppo storico

Sala Due: 1929 - 1947

Sala anni 50

Sala anni 60-70

Sala anni 80-90

Il nuovo millennio

Lab: cultura, tecnologia e futuro in tazzina
MUMAC – Museo della Macchina per Caffè Cimbali Group
Itinerario breve
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Benvenuti al MUMAC!

Dall'esterno all'interno

Sala Albori

Nascita e caratteristiche dell'Espresso

Il gruppo storico

Sala Due: 1929 - 1947

Sala anni 50

Sala anni 60-70

Sala anni 80-90

Il nuovo millennio

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