I Musei Vaticani
I Musei Vaticani rappresentano una delle collezioni d'arte più vaste e prestigiose al mondo. Fondati da papa Giulio II nel XVI secolo, occupano gran parte del vasto cortile del Belvedere ed espongono l'enorme collezione di opere d'arte accumulata nei secoli dai papi. La Cappella Sistina e gli appartamenti papali affrescati da Michelangelo e Raffaello sono parte delle opere che i visitatori possono ammirare nel loro percorso.
Museo: Musei Vaticani
Introduzione ai Musei Vaticani
I Musei Vaticani rappresentano uno dei più straordinari complessi museali al mondo, custodi di un patrimonio artistico e culturale che abbraccia millenni di storia umana. Fondati nel XVI secolo da Papa Giulio II e aperti al pubblico nel 1771 per volontà di Papa Clemente XIV, oggi i musei accolgono circa sei milioni e mezzo di visitatori ogni anno. Il nostro percorso ci condurrà attraverso una selezione delle collezioni più significative, dalle antichità egizie fino ai capolavori rinascimentali e all'arte contemporanea. Cammineremo lungo corridoi decorati con affreschi mozzafiato, attraverseremo sale che hanno visto la storia dipanarsi tra le loro mura, e ci troveremo faccia a faccia con alcune delle opere d'arte più celebri al mondo. Da un punto di vista cronologico, inizieremo con le antiche civiltà dell'Egitto e dell'Etruria, attraverseremo poi le epoche greca e romana con le loro monumentali sculture, per concludere infine con il Rinascimento italiano e la modernità. Il nostro itinerario culminerà nella celeberrima Cappella Sistina, capolavoro assoluto di Michelangelo e simbolo universale dell'arte occidentale. Preparatevi ad un viaggio alla scoperta di un museo che racchiude in sé la storia dell'umanità e della sua eterna ricerca della bellezza.
IMuseo gregoriano egizio
Nel cuore dei Musei Vaticani, nove sale accolgono una straordinaria collezione di antichità egizie, provenienti da Roma e da Villa Adriana a Tivoli. Entrando in questo spazio, lasciatevi trasportare immediatamente sulle rive del Nilo, in un viaggio che attraversa millenni di storia. Il museo gregoriano egizio venne istituito nel 1839 da papa Gregorio XVI e le sue sale raccolgono oggetti votivi, sarcofagi decorati, statue di divinità come Iside e Osiride, papiri scritti in geroglifico. Di particolare interesse sono i rilievi provenienti da tombe tebanche e le statue di faraoni, testimoni di una civiltà millenaria. Il museo include anche una sezione dedicata all’influenza della cultura egizia nell’antica Roma, con esempi di arte “egittizzante” e reperti dal santuario di Iside in Campo Marzio. Passeggiando tra sarcofagi scolpiti, mummie avvolte nelle loro bende e papiri con iscrizioni geroglifiche, non posso fare a meno di raccontarvi un curioso aneddoto. L'imperatore Adriano era talmente affascinato dalla cultura egizia che nella sua villa a Tivoli aveva fatto costruire un canale chiamato "Canopo", in onore dell'omonima città egizia. Lo aveva circondato di statue e reperti egizi, alcuni dei quali sono proprio quelli che potete ammirare oggi in queste stanze. Le ultime tre sale ospitano invece opere dell'antica Mesopotamia e dell'Assiria, ampliando così la nostra visione sulle grandi civiltà del mondo antico e sui loro scambi culturali. Osservate con attenzione il "Libro dei morti" e la Collezione Grassi: sono testimonianze preziose che ci raccontano di come gli antichi Egizi concepivano la vita dopo la morte, un aspetto centrale della loro cultura che ha influenzato profondamente anche il mondo romano.
Cortile della Pigna
Uscendo dal Museo Egizio, si accede all’ampio e suggestivo Cortile della Pigna, uno degli spazi aperti più affascinanti dei Musei Vaticani. Questo elegante cortile rinascimentale prende il nome dalla grande scultura in bronzo che domina la nicchia a nord, proprio in cima alla scalinata progettata da Michelangelo: una pigna monumentale, simbolo di immortalità e rinascita. L’opera, risalente all’epoca romana, fu ritrovata nel Medioevo presso le Terme di Agrippa e ha dato il nome anche al rione Pigna di Roma, che oggi comprende luoghi emblematici come il Pantheon e Piazza Venezia. Ma qual è la storia di quest'opera? Si tratta di una fontana bronzea risalente al II secolo d.C, alta quasi quattro metri, che un tempo zampillava acqua dalle sue scaglie. Questo iconico simbolo venne persino citato da Dante nella Divina Commedia. Nel Canto XXXI dell'Inferno, il poeta paragona il volto del gigante Nembròt proprio a questa pigna. Il cortile, ridefinito da Bramante nel Cinquecento e successivamente ristrutturato da Pirro Ligorio, funge oggi da snodo tra le diverse sezioni dei musei. Di fronte alla pigna si trova un'altra importante scultura: la "Sfera con sfera" di Arnaldo Pomodoro, donata dall'artista al museo nel 1990. Questa scultura contemporanea crea un affascinante dialogo tra antico e moderno: la sfera bronzea, dal guscio apparentemente perfetto ma lacerato da profonde fenditure, rivela al suo interno un meccanismo che ruota mosso dal vento, metafora del continuo divenire del mondo e della conoscenza umana. Prendetevi un momento per ammirare anche le proporzioni architettoniche del cortile, progettato in epoca rinascimentale per collegare armoniosamente diverse parti del complesso vaticano. Questo spazio fungeva da area di passaggio e di sosta per i visitatori illustri del Papa, un luogo dove l'arte classica e quella contemporanea s'incontrano.
Galleria Chiaramonti
Entriamo ora nella suggestiva Galleria Chiaramonti, un lungo corridoio che prende il nome da Papa Pio VII (al secolo Barnaba Chiaramonti), che la fondò agli inizi del XIX secolo. Questa galleria ha una storia particolarmente interessante, legata a uno dei periodi più turbolenti della storia europea. Nel 1797, con il Trattato di Tolentino, lo Stato Pontificio fu costretto a cedere alla Francia i maggiori capolavori del Museo Pio Clementino. Successivamente, nel 1815, grazie al Congresso di Vienna e all'azione diplomatica dello scultore Antonio Canova, furono recuperate quasi tutte le opere di scultura sequestrate. Il rientro delle opere vaticane dalla Francia è commemorato nella lunetta della parete XXI della galleria. Il nuovo museo fu realizzato dallo stesso Canova a partire dal 1806. Il Museo Chiaramonti, costituito da un migliaio di reperti di scultura antica, presenta una delle più cospicue collezioni di ritratti romani, ricco di esempi di scultura ideale e funeraria. Canova concepì l’allestimento come una “scuola di scultura”, dove ogni opera potesse dialogare con le altre in uno spazio armonico. Osservate con attenzione i busti romani allineati lungo le pareti. Ognuno di essi è un ritratto realistico di un personaggio vissuto duemila anni fa. I romani erano maestri nell'arte del ritratto e, a differenza dei greci che idealizzavano le sembianze umane, preferivano rappresentare i soggetti con tutti i loro difetti e particolarità. Un dettaglio curioso: nella galleria sono conservate due travi lignee recuperate nel 1827 nel fondale del lago di Nemi, appartenute alle navi dell'imperatore Caligola; è ciò che resta delle due navi, poi tristemente distrutte dagli eventi bellici nel 1944. Un piccolo frammento di storia romana, salvato dalle acque e dal tempo.
Braccio Nuovo
Proseguiamo ora verso il Braccio Nuovo, un'elegante galleria neoclassica che rappresenta la terza sezione del Museo Chiaramonti. Papa Pio VII affidò l'incarico di realizzare questa struttura all'architetto romano Raffaele Stern. Sopraggiunta la morte di Stern nel 1820, il lavoro fu proseguito da Pasquale Belli fino all'inaugurazione nel febbraio 1822. All'allestimento soprintendeva la Commissione di Belle Arti, presieduta da Antonio Canova e formata anche da Filippo Aurelio Visconti e Antonio D'Este. La nuova fabbrica ottocentesca, che può essere considerata una delle più significative testimonianze dell'architettura neoclassica a Roma, si inserì tra le gallerie del Museo Chiaramonti e quelle della Biblioteca Apostolica. Le sue linee pure e armoniose creano lo scenario perfetto per ospitare alcuni dei più importanti capolavori della scultura classica. Il Canova, ispettore generale di tutte le Belle Arti per Roma e lo Stato pontificio, utilizzò questo spazio per esporre molte sculture cedute alla Francia a seguito del Trattato di Tolentino del 1797 imposto da Napoleone Bonaparte a papa Pio VI Braschi al termine della Campagna d'Italia e restituite in seguito alle decisioni prese nel Congresso di Vienna del 1815. La pavimentazione è costituita da grandi lastre marmoree che inquadrano mosaici romani, mentre lungo le pareti corrono fregi in stucco. L'edificio si articola in una galleria lunga 68 metri, coperta da una volta a cassettoni con lucernari; al centro, da un lato si apre a emiciclo, dall'altro una serie di gradini permettono l'accesso al monumentale portico che affaccia sul Cortile della Pigna. Tra i capolavori più noti esposti in questa sezione spicca l’Augusto di Prima Porta, raffigurazione dell’imperatore in abiti militari, con l’aspetto solenne e idealizzato tipico dell’arte imperiale. Accanto a lui, merita particolare attenzione la Personificazione del Nilo, un’imponente statua che oggi si trova nell’esedra. La scultura raffigura il dio fluviale disteso, circondato da sedici putti: ognuno di essi simboleggia un cubito, l’unità di misura che indicava l’altezza ideale della piena del Nilo per garantire un buon raccolto. Questo gruppo scultoreo, originariamente esposto nel Cortile del Belvedere su volere di papa Leone X, fu probabilmente rinvenuto nell’Iseo Campense, il grande santuario del Campo Marzio dedicato al culto egizio di Iside e Serapide, introdotto a Roma nel I secolo a.C.
Museo Pio Clementino
Il Museo Pio Clementino è uno dei cuori pulsanti dell’arte classica all’interno dei Musei Vaticani. Fondato nella seconda metà del XVIII secolo dai papi Clemente XIV e Pio VI, da cui prende il nome, fu pensato per custodire ed esporre le più importanti sculture antiche e rinascimentali. Questa sezione è composta da dodici sale e ospita una delle più significative collezioni di arte greca e romana al mondo. Il percorso si snoda attraverso ambienti di grande raffinatezza architettonica, come il suggestivo Cortile Ottagono, un tempo noto come Cortile delle Statue. Proprio qui, all’inizio del Cinquecento, papa Giulio II della Rovere allestì il primo nucleo delle collezioni pontificie di sculture antiche, con l’ambizione di far rivivere la grandezza della Roma imperiale nella Roma dei papi. Quando, nel Settecento, Clemente XIV e Pio VI decisero di trasformare quella raccolta in un vero e proprio museo, il cortile divenne il fulcro del nuovo progetto museale. Tra le opere più iconiche vi è l’Apollo del Belvedere, copia romana di un originale greco attribuito a Leocare, simbolo dell’ideale di bellezza classica. Accanto a lui, un altro capolavoro indiscusso è il Gruppo del Laocoonte, scoperto il 14 gennaio 1506 in un vigneto nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore. Papa Giulio II, informato del ritrovamento, inviò Michelangelo Buonarroti e Giuliano da Sangallo a esaminarlo. Fu proprio su loro consiglio che la scultura venne acquistata e poco dopo esposta al pubblico in Vaticano. L’opera raffigura Laocoonte e i suoi figli avvolti dalle spire di un serpente marino, in una scena di drammatica intensità che colpì profondamente Michelangelo, il quale la definì “un miracolo dell’arte”. Questa scoperta ebbe un impatto enorme sul Rinascimento, influenzando profondamente l’arte del tempo, soprattutto nella resa del corpo umano e dell’espressione emotiva. Il museo custodisce anche altre opere straordinarie, come l’Ercole in bronzo dorato proveniente da Campo de’ Fiori, l’Apoxyomenos – l’atleta che si deterge con lo strigile – e una raffinata selezione di sarcofagi romani decorati con scene mitologiche.
Museo Gregoriano Etrusco
Lasciamo ora le meraviglie dell'arte greco-romana per immergerci nella cultura di un altro popolo affascinante che abitò la penisola italiana prima dei romani: gli Etruschi. Il Museo Gregoriano Etrusco, fondato da papa Gregorio XVI nel 1836, dispone di otto gallerie ed ospita importanti reperti provenienti dagli scavi archeologici svolti nelle città più importanti dell'antica Etruria. Tra questi vasi, sarcofagi, bronzi e la collezione Guglielmi. Con la fine dello Stato Pontificio nel 1870, il museo ha visto solo accrescimenti sporadici ma di notevole importanza: la collezione Falcioni (1898), la raccolta Benedetto Guglielmi (1935), la collezione Mario Astarita (1967), la raccolta Giacinto Guglielmi (1987). Una delle opere più spettacolari del museo è senza dubbio la Biga arcaica, in bronzo laminato e fuso, proveniente dalla tenuta di Roma Vecchia e rinvenuta verso la fine del XVIII secolo. Questa straordinaria carrozza cerimoniale, trainata da due cavalli (da cui il nome "biga"), ci offre uno sguardo raro sulla vita aristocratica etrusca e sulla loro maestria nella lavorazione dei metalli. Un altro tesoro di inestimabile valore è la celebre Fibula della Tomba Regolini Galassi, un gioiello in oro conservato in una sala allestita in un grande ambiente decorato con Scene della vita di Mosè ed Aronne, affrescate da Federico Barocci e dai fratelli Federico e Taddeo Zuccari. In questa sala è conservato il nucleo più importante della raccolta gregoriana, rinvenuto in uno scavo del 1836 nella necropoli del Sorbo di Cerveteri. Nelle sale è conservata anche una splendida collezione di vasi sia di produzione etrusca che greca. Di particolare pregio ed interesse culturale è l'anfora attica a figure nere creata da Exekias, che raffigura Achille e Aiace intenti al gioco dei dadi (540-530 a.C. circa). Qui si conservano ancora gli affreschi originali del Cinquecento, tra cui spiccano le opere di Federico Barocci e Federico Zuccari, oltre a quelle di Santi di Tito e Niccolò Circignani, detto il Pomarancio. Di grande interesse anche le tempere murali realizzate alla fine del XVIII secolo, che arricchiscono ulteriormente l’apparato decorativo.
Galleria dei Candelabri
Proseguiamo il nostro itinerario ed entriamo nella sontuosa Galleria dei Candelabri, un raffinato corridoio lungo oltre 80 metri. Allestita per la prima volta tra il 1785 e il 1788 durante il pontificato di Pio VI Braschi, la galleria venne completamente rinnovata alla fine dell’Ottocento, sotto papa Leone XIII Pecci, al quale si deve l’aspetto attuale. Lo stemma papale intarsiato al centro del pavimento ne testimonia ancora oggi l’intervento. Il progetto di ristrutturazione fu affidato ad Annibale Angelini, che si avvalse di Domenico Torti e Ludwig Seitz per la decorazione pittorica, e di Giuseppe Rinaldi e Luigi Medici per le splendide tarsie marmoree. L’allestimento delle opere seguì criteri di simmetria, pensati per armonizzarsi con l’architettura della galleria, alla quale si accedeva – e si accede ancora oggi – attraverso un monumentale cancello in bronzo. La galleria prende il nome dai monumentali candelabri marmorei, abbinati a colonne in marmo colorato, che scandiscono le sei sezioni espositive, intervallate da arcate e colonne. I candelabri, in epoca romana, venivano utilizzati per illuminare templi, terme e dimore patrizie. La loro decorazione elaborata, con figure mitologiche, motivi vegetali e animali, li rende veri e propri capolavori scultorei. Tra i reperti più suggestivi, soffermatevi ad ammirare il sarcofago con le scene del mito di Protesilaos, datato al 170 d.C. e proveniente dalla Via Appia. Si tratta di un esempio straordinario di arte funeraria romana, che raffigura la toccante vicenda dell’eroe greco, primo a cadere nella guerra di Troia, al quale gli dei concesse di tornare per un solo giorno tra i vivi, per rivedere la sua amata sposa.
Galleria degli Arazzi
La Galleria degli Arazzi è uno degli ambienti più suggestivi dei Musei Vaticani. Lunga oltre 70 metri, venne allestita nel XVI secolo per accogliere una serie di preziosi arazzi fiamminghi realizzati tra il 1515 e il 1521 su cartoni disegnati dalla bottega di Raffaello Sanzio. Commissionati da papa Leone X, questi straordinari manufatti raffigurano episodi tratti dagli Atti degli Apostoli, tra cui spiccano la “Pesca miracolosa” e la “Morte di Anania”. La galleria venne rinnovata nel 1838 con l’inserimento della serie della Scuola Nuova, così chiamata per distinguerla dalla Scuola Vecchia, esposta oggi nella Pinacoteca Vaticana. Gli arazzi si contraddistinguono per la raffinatezza tecnica, l’uso di fili d’oro e d’argento, e l’accurata resa prospettica. Sul lato sinistro della galleria, procedendo verso la Cappella Sistina, si possono ammirare gli arazzi fiamminghi realizzati nella celebre manifattura di Pieter van Aelst, raffiguranti scene del Vangelo: l’“Adorazione dei pastori”, la “Presentazione di Gesù al Tempio”, la “Strage degli innocenti” (in due varianti, una con paesaggio e una con il Pantheon sullo sfondo), la “Cena in Emmaus”, l’“Apparizione di Gesù a santa Maria Maddalena” e la “Resurrezione di Gesù Cristo”. Sul lato destro, invece, sono esposti gli arazzi con Storie della vita di papa Urbano VIII, risalenti al XVII secolo e prodotti nella manifattura Barberini di Roma. Gli arazzi erano considerati tra le forme d’arte più prestigiose e costose del Rinascimento, spesso valutati persino più dei dipinti. Pensate che per la realizzazione di ogni singolo pezzo erano necessari anni di lavoro da parte di maestri tessitori altamente specializzati. La combinazione di seta, lana, oro e argento donava a queste opere un’eleganza e una luminosità uniche. Questa collezione costituisce uno dei nuclei più antichi dei Musei Vaticani e testimonia la storica passione dei pontefici per l’arte dell’arazzo, iniziata già nel Quattrocento. Nonostante le perdite dovute all’usura del tempo e ai saccheggi napoleonici, la raccolta ha conservato alcuni dei suoi capolavori più celebri, come il prezioso arazzo dell’Ultima Cena ispirato al Cenacolo di Leonardo da Vinci, donato nel 1533 dal re di Francia Francesco I a papa Clemente VII. Il Reparto Arazzi e Tessuti dei Musei Vaticani, istituito come sezione autonoma nel 2008, conduce studi e ricerche scientifiche, organizza convegni e mostre, e cura il restauro, la tutela e la valorizzazione di questo straordinario patrimonio artistico, in collaborazione con studiosi e istituzioni a livello nazionale e internazionale.
Galleria delle Carte Geografiche
Continuando il nostro cammino, entriamo nella Galleria delle Carte Geografiche. L'immensa sala vi lascerà senza parole: 120 metri di lunghezza per 6 di larghezza. Un'incredibile rappresentazione cartografica dell'Italia alla fine del Cinquecento. La Galleria delle carte geografiche è situata lungo il percorso che conduce alla Cappella Sistina; è una straordinaria rappresentazione cartografica delle Regioni d'Italia, realizzata tra il 1581 e il 1583. Fu papa Gregorio XIII Boncompagni ad ordinare la costruzione della galleria, e l'opera fu realizzata da una squadra di artisti, diretta dal matematico e geografo Ignazio Danti. Percorrere la galleria è, secondo le intenzioni di Ignazio Danti, come viaggiare lungo la dorsale appenninica da sud (partendo dalla Sicilia) verso nord (fino all'arco alpino) e affacciarsi sulla costa adriatica, verso est, e tirrenica, verso ovest. Le carte, basate su rilevamenti geodetici innovativi per il tempo, mostrano città, fiumi, montagne e porti, accompagnati da vedute prospettiche e dettagli topografici sorprendenti. Sulla volta, affreschi a soggetto religioso e allegorico completano la narrazione visiva, celebrando la grandezza spirituale e politica dell’Italia cattolica del XVI secolo. La galleria non è solo un capolavoro artistico, ma anche uno strumento di propaganda e identità culturale: un’Italia unita nello sguardo della Chiesa, oltre due secoli prima della sua unificazione politica. Camminare in questo corridoio significa fare un viaggio nell’Italia del Rinascimento, tra arte, scienza e fede.
Galleria di San Pio V
In questa sezione ci troviamo nell’ala più antica dei Musei Vaticani, precisamente negli Appartamenti di San Pio V, un papa domenicano che regnò dal 1566 al 1572 e che fu un protagonista della Controriforma. Questi ambienti, trasformati in spazi espositivi, offrono un'interessante prospettiva sull'arte sacra. La galleria fu pensata come spazio museale già nel XIX secolo e oggi ospita una collezione raffinata di tappeti orientali, maioliche medievali e rinascimentali, e arredi liturgici di pregio. I soffitti di queste sale sono decorati con motivi araldici e scene della vita di San Pio V, realizzati dopo la sua canonizzazione. Osservate in particolare gli stemmi papali con l'aquila e il drago, elementi dell'araldica di Papa Gregorio XIII, sotto il cui pontificato furono completate queste decorazioni. La collezione comprende anche esempi raffinati di arti decorative, tra cui splendidi esempi di mosaici minuti, una forma d'arte specializzata sviluppata a Roma nel XVII secolo, in cui minuscoli tasselli di pietre dure e smalti colorati compongono immagini di straordinaria precisione e bellezza. Questi piccoli capolavori, spesso montati come gioielli o decorazioni per mobili, dimostrano la maestria degli artigiani romani e il gusto sofisticato della corte papale.
Stanze di Raffaello
Ed eccoci giunti a uno dei momenti più attesi del nostro percorso: le celebri Stanze di Raffaello, note anche come Stanze Vaticane. Questi ambienti, tra i più iconici dei Musei Vaticani, sono quattro sale magnificamente affrescate da Raffaello Sanzio e dai suoi allievi, e rappresentano uno dei vertici assoluti del Rinascimento italiano. Un episodio curioso accompagna l’inizio di questo straordinario ciclo pittorico. Quando Raffaello, appena venticinquenne, giunse in Vaticano nel 1508 su invito di papa Giulio II, trovò che nelle stesse stanze stavano già lavorando altri artisti, tra cui il Perugino, suo maestro. Tuttavia, il giovane urbinate colpì profondamente il pontefice con il suo primo affresco, la straordinaria Disputa del Sacramento, tanto che Giulio II ordinò di cancellare i lavori preesistenti e affidò a Raffaello l’intera decorazione delle stanze. La prima e forse più celebre è la Stanza della Segnatura, che ospita alcuni dei massimi capolavori del pittore: oltre alla già citata Disputa del Sacramento, dedicata alla teologia, vi si trova la celebre Scuola di Atene, allegoria della filosofia classica. Al centro dell’affresco vediamo Platone e Aristotele, circondati da una schiera di filosofi e scienziati dell’antichità. Raffaello, con grande originalità, attribuì i volti di celebri contemporanei a molti personaggi: Platone ha le sembianze di Leonardo da Vinci, Euclide quelle di Bramante, ed Eraclito ricorda Michelangelo. In un angolo, tra i personaggi di destra, si riconosce anche l’autoritratto dello stesso Raffaello, che si inserisce nella scena come testimone del suo tempo. Proseguendo, incontriamo la Stanza dell’Incendio di Borgo, realizzata in gran parte dagli allievi del maestro dopo la sua morte. Le scene rappresentano episodi storici legati alla Chiesa e al papato, con uno stile che unisce grandiosità narrativa e attenzione al dettaglio. Chiude il ciclo la Stanza di Costantino, eseguita interamente dalla bottega di Raffaello, che celebra la vittoria del cristianesimo sull’impero romano pagano. Le sue ampie superfici murarie raffigurano eventi cruciali come la Battaglia di Ponte Milvio e la Visione della Croce, in un linguaggio pittorico solenne e celebrativo.
Collezione di Arte Contemporanea
Proseguiamo il nostro viaggio all’interno dei Musei Vaticani con una collezione che sorprende per la sua ricchezza e modernità: la Collezione d’Arte Contemporanea, che comprende circa 8.000 opere tra dipinti, sculture, disegni e grafiche. Qui si trovano capolavori di artisti di fama mondiale come Henri Matisse, Marc Chagall, Salvador Dalí, Francis Bacon, Giorgio de Chirico, Carlo Carrà e Lucio Fontana. Particolarmente rilevante è il nucleo dedicato ai bozzetti per la Cappella del Santissimo Sacramento e alla celebre Cappella del Rosario di Vence, donata da Matisse. Questa collezione, curata da Micol Forti, venne inaugurata ufficialmente il 23 giugno 1973, ma affonda le radici nel pontificato di papa Paolo VI. Il Papa concepì l’idea di un museo non come un “superbo e magnifico cimitero” di opere d’arte, ma come un organismo vivo e in continua evoluzione. Il percorso espositivo si sviluppa all’interno degli Appartamenti Apostolici, dall’Appartamento Borgia affrescato da Pinturicchio fino alla Sala Marescalcia e alle salette quattrocentesche che conducono alla Cappella Sistina. Tra le opere più toccanti spicca la “Pietà” di Van Gogh, un’opera tardiva che esprime tutta la profondità spirituale dell’artista olandese. Di forte impatto è anche lo “Study for Velasquez Pope II” di Francis Bacon, una reinterpretazione potente e inquietante del celebre ritratto di Papa Innocenzo X realizzato da Velázquez. Questa sezione testimonia l’apertura della Chiesa all’arte moderna, intesa non solo come espressione estetica ma come autentica ricerca spirituale. Non è una semplice esposizione, ma un vero e proprio percorso che indaga il senso del sacro nell’arte del Novecento, superando le differenze stilistiche e teologiche.
Appartamenti Borgia
Il nostro itinerario continua con la visita agli Appartamenti Borgia, ambienti storicamente legati a Rodrigo de Borja y Doms — italianizzato in Borgia — eletto papa con il nome di Alessandro VI. Il suo pontificato, durato dal 1492 al 1503, fu segnato da eventi di grande rilievo come la scoperta dell’America e il Giubileo del 1500, e la sua figura rimane indissolubilmente legata a questa parte della residenza papale. Gli Appartamenti Borgia si compongono di sei maestosi ambienti: le Sale delle Sibille e del Credo, situate nella Torre Borgia; le Sale delle Arti Liberali, dei Santi e dei Misteri, nell’ala edificata da Niccolò V; e infine la Sala dei Pontefici, che si trova nella parte più antica risalente all’epoca di Niccolò III. Oggi, questi spazi ospitano una parte della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, inaugurata da Paolo VI nel 1973. Nel corso dei secoli, gli Appartamenti Borgia hanno avuto diverse destinazioni: furono la dimora di importanti “cardinali nipoti”, tra cui il celebre San Carlo Borromeo, nipote di Pio IV; successivamente divennero la Pinacoteca di Pio VII nel 1816 e, più tardi, la biblioteca del cardinale Mai. Fu solo alla fine dell’Ottocento, grazie a un restauro radicale voluto da Leone XIII, che gli appartamenti furono aperti al pubblico. Un aneddoto interessante riguarda la decorazione di questi ambienti, conosciuti anche come “stanze segrete”: tra il 1492 e il 1494, Pinturicchio insieme ai suoi allievi — tra cui Benedetto Bonfigli, Pietro da Volterra, Tiberio d’Assisi e Antonio da Viterbo, detto il Pastura — realizzò gli affreschi che ancora oggi ne ornano le pareti. Dopo la morte di Alessandro VI, però, nessun papa vi abitò più; la residenza fu riservata ai cardinali nipoti, tra cui lo stesso San Carlo Borromeo, Segretario di Stato e nipote di Pio V. Nella Sala dei Santi vi suggerisco di osservare con attenzione il soffitto, un unicum all’interno degli Appartamenti Borgia. Diversamente dagli altri ambienti, qui non è presente una decorazione pittorica, ma un raffinato lavoro in stucco dorato, articolato in due volte. Al centro di ciascuna volta campeggiano le insegne di Alessandro VI racchiuse in un sole raggiante. Sopra la porta si trova una Madonna con il Bambino, che — secondo una testimonianza di Vasari — venne erroneamente identificata con Giulia Farnese, famosa amante del papa. In questa sala convivono temi ispirati all’antichità classica e pagana e storie tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, in un dialogo iconografico molto suggestivo. Tra le lunette, merita una particolare attenzione quella sulla parete di fondo, dedicata alla Disputa di Santa Caterina d’Alessandria. La scena si svolge ai piedi di un imponente arco di trionfo, modellato sull’arco di Costantino, e sovrastato da un toro, simbolo araldico della famiglia Borgia. La presenza ricorrente del toro sottolinea la volontà di Alessandro VI di associare la propria immagine a quella di un potere forte, carismatico e autorevole.
Cappella Sistina
La Cappella Sistina è uno dei più grandi capolavori dell’arte occidentale e uno dei luoghi più simbolici della Chiesa cattolica. Costruita tra il 1475 e il 1481 su commissione di papa Sisto IV della Rovere, fu progettata da Baccio Pontelli e realizzata da Giovannino de’ Dolci, ampliando un’antica cappella medievale preesistente. Secondo la tradizione, le sue dimensioni — 40,9 metri di lunghezza, 13,4 di larghezza e 20,7 di altezza — riprendono quelle del Tempio di Salomone descritto nella Bibbia. L’architettura è semplice e solenne, concepita per ospitare le celebrazioni pontificie più importanti. La decorazione quattrocentesca delle pareti laterali, affidata a una squadra di grandi maestri del Quattrocento come Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli e le loro botteghe, fu realizzata tra il 1481 e il 1482. Essa comprende due cicli paralleli di affreschi: uno dedicato alla Vita di Mosè (pareti sud, lato ingresso), l’altro alla Vita di Cristo (pareti nord, lato ingresso), a sottolineare l’unità tra Antico e Nuovo Testamento. La fascia inferiore è decorata con finte tende dipinte a damasco, mentre nella parte superiore si trovano i ritratti dei Pontefici. A completare la decorazione, sulla volta originariamente era dipinto un cielo stellato da Pier Matteo d’Amelia. Il 15 agosto 1483 papa Sisto IV consacrò la Cappella, dedicandola all’Assunta. Fu però Giulio II della Rovere, suo nipote, a trasformare profondamente la Sistina: nel 1508 affidò a Michelangelo Buonarroti il compito di affrescare la volta, che fino ad allora conservava il cielo stellato. Michelangelo lavorò da solo, tra grandi difficoltà, su un’impalcatura appositamente progettata, realizzando un ciclo di affreschi che copre circa 500 metri quadrati e rappresenta nove episodi della Genesi, raggruppati in tre temi principali: la Creazione del mondo, la Creazione dell’uomo e della donna, e la Caduta con il Diluvio universale. Tra le scene più celebri spicca la “Creazione di Adamo”, in cui le dita di Dio e dell’uomo si sfiorano in un gesto divenuto iconico. Tra il 1536 e il 1541, per volontà di papa Clemente VII e poi di Paolo III, Michelangelo dipinse la parete d’altare con il monumentale Giudizio Universale. Questo straordinario affresco rappresenta la seconda venuta di Cristo e il giudizio finale, ispirato ai testi del Nuovo Testamento. L’opera, all’epoca, suscitò scandalo per la presenza di figure nude, che furono poi in parte coperte da Daniele da Volterra, soprannominato “Il Braghettone”, dopo il Concilio di Trento. Con questa decorazione, la Cappella Sistina si afferma come “il santuario della teologia del corpo umano”, secondo le parole di Giovanni Paolo II. Durante la seconda metà del Cinquecento furono rifatti anche gli affreschi della parete d’ingresso, danneggiati da un crollo nel 1522: Hendrik van den Broeck ridipinse la “Resurrezione di Cristo” di Ghirlandaio, mentre Matteo da Lecce restaurò la “Disputa sul corpo di Mosè” del Signorelli. Tra il 1979 e il 1999 la Cappella Sistina è stata sottoposta a un restauro completo, che ha interessato anche gli elementi marmorei quali la cantoria, la transenna e lo stemma di Sisto IV. Oggi la Sistina non è solo un capolavoro artistico, ma resta il cuore pulsante della vita della Chiesa: qui si celebra il Conclave, l’elezione segreta del Sommo Pontefice, e altre importanti celebrazioni pontificie.
Musei della Biblioteca Apostolica
La Biblioteca Apostolica Vaticana, una delle più antiche e prestigiose al mondo, rappresenta il principale custode del patrimonio manoscritto della Chiesa. La sua fondazione ufficiale risale al 1475, sotto papa Sisto IV, ma le sue origini si intrecciano con l’epoca di papa Niccolò V (1447–1455), che per primo concepì l’idea di una biblioteca pubblica del papato. Il patrimonio esposto al pubblico costituisce solo una parte del vastissimo archivio, che conta oltre 80.000 manoscritti, più di 8.000 incunaboli — cioè libri stampati prima del 1501 — e centinaia di migliaia di volumi rari e moderni. Tra i tesori esposti spiccano: manoscritti miniati medievali e rinascimentali di grande pregio artistico; codici biblici come il celebre Codex Vaticanus, una delle più antiche versioni complete in greco della Bibbia; mappe antiche e disegni cartografici medievali; e documenti storici unici, tra cui lettere papali e testi in lingue antiche quali ebraico, siriaco, arabo, armeno, persiano e cinese. Il cuore monumentale della Biblioteca è rappresentato dalla Sala Sistina, realizzata tra il 1587 e il 1589 su progetto di Domenico Fontana per volontà di Sisto V. Questa grande aula rettangolare, divisa in due navate, è decorata con splendidi affreschi che celebrano la cultura e la fede cristiana attraverso la storia della scrittura. Sebbene la maggior parte del materiale sia riservata alla consultazione degli studiosi, il percorso museale permette di apprezzare il valore della parola scritta come strumento fondamentale per la trasmissione del sapere, non solo religioso, ma anche scientifico, letterario e umanistico.
Padiglione delle Carrozze
Il Padiglione delle Carrozze, noto anche come “Museo Storico dei Mezzi di Trasporto”, è stato istituito nel 1973 per volere di papa Paolo VI con l’obiettivo di documentare la storia dei trasporti pontifici e il cerimoniale legato agli spostamenti dei Papi. Si trova nei sotterranei del Palazzo del Belvedere e fa parte del Museo Storico Vaticano. Il nucleo centrale della raccolta, inaugurata ufficialmente nel 1973, è costituito dalla magnifica Berlina di Gran Gala costruita a Roma nel 1826 durante il pontificato di Leone XII. Si tratta di un elegante veicolo in legno intagliato e dorato, rivestito in velluto rosso, destinato alle processioni solenni. Accanto a questa, sono esposte nove berline cerimoniali appartenute a Pontefici o a principi della Santa Romana Chiesa. Oltre alle carrozze di “protocollo”, il museo espone due storiche berline da viaggio: una utilizzata da Pio IX al suo ritorno dall’esilio dopo i moti rivoluzionari della Repubblica Romana, l’altra per l’ultimo viaggio da “Papa Re”. La collezione comprende anche portantine, abiti di corte e bardature per cavalli, che rappresentano una testimonianza storica preziosa della mobilità pontificia. Il Padiglione illustra inoltre la trasformazione e il progresso dei mezzi di trasporto pontifici con l’arrivo delle prime automobili. L’ingresso in Vaticano della prima auto, una Bianchi Tipo 15 donata al Papa dall’Associazione Donne Cattoliche di Milano, avvenne poco dopo l’inizio del pontificato di Pio XI. Fu però con la firma dei Patti Lateranensi nel 1929 che le maggiori case automobilistiche internazionali iniziarono a competere per donare le loro vetture migliori al pontefice. Di particolare rilievo è anche la sedia gestatoria, utilizzata fino al pontificato di Giovanni Paolo I per trasportare il Papa sulle spalle dei sediari, simbolo della cerimonia e della regalità papale prima della sua sostituzione con la più moderna papamobile. Il Padiglione delle Carrozze riflette non solo l’evoluzione tecnica dei mezzi di trasporto, ma anche la trasformazione del papato: da figura cerimoniale, spesso inaccessibile, a presenza dinamica e vicina al popolo, soprattutto a partire dal XX secolo.
Pinacoteca
La Pinacoteca Vaticana è una delle gallerie d’arte più importanti al mondo. Venne inaugurata il 27 ottobre 1932 per volere di papa Pio XI, che affidò all’architetto Luca Beltrami la progettazione di un edificio appositamente costruito all’interno dell’ottocentesco Giardino Quadrato, un’area isolata e completamente circondata da viali. Questa scelta era dettata dal desiderio di assicurare le migliori condizioni di luce naturale, fondamentali sia per la corretta conservazione dei dipinti, sia per la loro ottimale valorizzazione estetica. La realizzazione della Pinacoteca Vaticana risolse finalmente l’annosa questione dell’esposizione delle opere pittoriche, che fino ad allora erano state continuamente spostate nei Palazzi Apostolici, privi di una sede adeguata alla loro rilevanza. La storia della collezione affonda le radici nel XVIII secolo: una prima raccolta di 118 dipinti pregevoli fu costituita intorno al 1790 da papa Pio VI, ma ebbe vita breve. Infatti, a seguito del Trattato di Tolentino del 1797, molti dei capolavori furono trasferiti a Parigi. L’idea di una pinacoteca moderna, intesa come esposizione stabile e aperta al pubblico, prese forma solo nel 1817, dopo la caduta di Napoleone e la restituzione alla Santa Sede di molte opere, grazie alle decisioni del Congresso di Vienna. Da allora, la raccolta si è progressivamente arricchita grazie a donazioni e acquisizioni, fino a raggiungere oggi un nucleo di circa 460 dipinti, distribuiti in diciotto sale organizzate secondo criteri cronologici e di scuola artistica, che vanno dai Primitivi del XII e XIII secolo fino all’Ottocento. Visitando la Pinacoteca, è possibile ammirare autentici capolavori della pittura italiana, come la celebre “Trasfigurazione” di Raffaello, ultima opera dell’artista, che si distingue per la sua intensità luminosa e potenza compositiva. Colpisce inoltre il “San Girolamo” di Leonardo da Vinci, dipinto incompiuto ma emblematico del genio leonardesco, con il suo studio anatomico e l’espressività dei volti. L’intensità drammatica del “Cristo deposto” di Caravaggio, con il suo contrasto tra luce e ombra, lascia un’impressione indelebile. Accanto a questi, la collezione comprende opere di artisti fondamentali come Giotto, Beato Angelico, Melozzo da Forlì, Perugino, Tiziano, Veronese, Guido Reni, Poussin, Murillo, Sassoferrato e molti altri. La Pinacoteca ospita inoltre pale d’altare, polittici e icone che rappresentano otto secoli di arte sacra, in un continuo dialogo con la fede cristiana.
Museo Gregoriano Profano
Il Museo Gregoriano Profano, oggi parte dei Musei Vaticani, conserva una vasta collezione di antichità classiche di epoca greca e romana. Fu fondato il 16 maggio 1844 da papa Gregorio XVI nel Palazzo Apostolico del Laterano, con l’obiettivo di raccogliere e valorizzare i reperti archeologici provenienti dagli scavi nello Stato Pontificio, in particolare da aree come Roma, Cerveteri, Veio e Ostia. Oltre ai materiali archeologici, il museo accolse anche molte opere già custodite nei depositi pontifici. Negli anni Sessanta, per volere di papa Giovanni XXIII, tutte queste collezioni furono trasferite in Vaticano. Il nuovo edificio museale, progettato dallo studio Passarelli, fu inaugurato nel 1970 da papa Paolo VI. L’architettura privilegia la luce naturale, grazie ad ampie vetrate e lucernari, mentre le pareti modulari in griglie metalliche permettono di organizzare gli spazi in modo flessibile, mantenendo una disposizione basata sull’origine delle opere. Il percorso espositivo si divide in cinque sezioni, che illustrano l’evoluzione dell’arte classica dalla Grecia antica fino alla tarda epoca imperiale romana. Si comincia con sculture greche originali, come stele funerarie, rilievi votivi e frammenti architettonici. Si prosegue con una sezione dedicata alle copie romane di opere greche, tra cui ritratti e sculture ideali. Infine, il museo presenta sculture e sarcofagi romani datati ai primi secoli dell’Impero, disposti in ordine cronologico. Tra i pezzi più noti vi sono la Statua di Sofocle, una copia romana in marmo di un originale greco in bronzo, trovata a Terracina nel 1839 e donata a Gregorio XVI; la Niobide Chiaramonti, copia romana in marmo di un’opera attribuita a Skopas o Prassitele, proveniente dal Tempio di Apollo Sosiano a Roma; e il ritratto marmoreo di Cleopatra VII, risalente tra il 50 e il 30 a.C. La collezione include inoltre busti, are votive e altre sculture romane databili tra il I e il III secolo d.C. Verso la fine dell’Ottocento fu aggiunta anche una sezione dedicata all’epigrafia pagana, ampliando ulteriormente il patrimonio esposto. L’ingresso al museo si trova all’interno della Pinacoteca Vaticana, in direzione del vestibolo d’ingresso dei Musei Vaticani. Il Museo Gregoriano Profano offre così un affascinante viaggio nell’arte, nella cultura e nella storia funeraria dell’antichità classica.
Museo Pio Cristiano
Il Museo Pio Cristiano fu fondato nel 1854 da papa Pio IX, pochi anni dopo l’istituzione della Commissione di Archeologia Sacra, creata per coordinare gli scavi nelle catacombe romane. Il museo nacque con l’intento di raccogliere e conservare quei reperti paleocristiani che non potevano essere lasciati in loco. I primi allestimenti furono curati da due pionieri dell’archeologia cristiana, padre Giuseppe Marchi e Giovanni Battista de Rossi, e il museo trovò la sua prima sede nel Palazzo del Laterano. Nel 1963, su iniziativa di papa Giovanni XXIII, le collezioni furono trasferite in Vaticano, in un nuovo edificio progettato dallo studio Passarelli, già autore dell’ampliamento del Museo Gregoriano Profano. Il nuovo allestimento fu inaugurato nel 1970 da papa Paolo VI. Il museo si concentra sull’arte paleocristiana tra il II e il V secolo d.C., con una collezione unica di statue, sarcofagi, iscrizioni, mosaici e altri manufatti provenienti soprattutto dalle catacombe romane. Le opere esposte raccontano la vita, la fede e la cultura della prima comunità cristiana. Il percorso si articola in due sezioni principali. La prima espone monumenti scultorei, architettonici e musivi, con una straordinaria raccolta di sarcofagi ordinati per temi iconografici e scene bibliche, seguendo un criterio didattico e cronologico. La seconda sezione è dedicata al materiale epigrafico, organizzato per epoca e argomento, accessibile soprattutto agli studiosi su richiesta. Tra i reperti più emblematici spicca la statuetta del Buon Pastore, risalente ai primi del IV secolo d.C. Si tratta di una rielaborazione settecentesca ottenuta trasformando un frammento di sarcofago in una scultura a tutto tondo, con l’aggiunta delle parti mancanti. L’immagine del pastore che porta l’agnello sulle spalle rappresentava per i cristiani l’iconografia di Cristo come “buon pastore”, figura centrale nel Vangelo. Altri pezzi importanti sono il Sarcofago della via Salaria, decorato con immagini del pastore e dell’orante, e il Sarcofago di Giona , che raffigura scene bibliche legate alla salvezza e resurrezione. I sarcofagi cristiani del museo sono non solo capolavori di arte funeraria, ma anche preziose testimonianze delle prime credenze cristiane sull’aldilà. Decorati con simboli come il pesce, la croce e scene del Nuovo Testamento, molti presentano iscrizioni che offrono informazioni storiche sui defunti e sulle comunità cristiane dell’epoca.
Musei Vaticani
I Musei Vaticani
Lingua dell'itinerario:
Introduzione ai Musei Vaticani
IMuseo gregoriano egizio
Cortile della Pigna
Galleria Chiaramonti
Braccio Nuovo
Museo Pio Clementino
Museo Gregoriano Etrusco
Galleria dei Candelabri
Galleria degli Arazzi
Galleria delle Carte Geografiche
Galleria di San Pio V
Stanze di Raffaello
Collezione di Arte Contemporanea
Appartamenti Borgia
Cappella Sistina
Musei della Biblioteca Apostolica
Padiglione delle Carrozze
Pinacoteca
Museo Gregoriano Profano
Museo Pio Cristiano
I Musei Vaticani
Musei Vaticani
I Musei Vaticani rappresentano una delle collezioni d'arte più vaste e prestigiose al mondo. Fondati da papa Giulio II nel XVI secolo, occupano gran parte del vasto cortile del Belvedere ed espongono l'enorme collezione di opere d'arte accumulata nei secoli dai papi. La Cappella Sistina e gli appartamenti papali affrescati da Michelangelo e Raffaello sono parte delle opere che i visitatori possono ammirare nel loro percorso.
Lingua dell'itinerario:
Percorso di visita
Introduzione ai Musei Vaticani
IMuseo gregoriano egizio
Cortile della Pigna
Galleria Chiaramonti
Braccio Nuovo
Museo Pio Clementino
Museo Gregoriano Etrusco
Galleria dei Candelabri
Galleria degli Arazzi
Galleria delle Carte Geografiche
Galleria di San Pio V
Stanze di Raffaello
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Appartamenti Borgia
Cappella Sistina
Musei della Biblioteca Apostolica
Padiglione delle Carrozze
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