ITINERARIO COMPLETO
Questo itinerario racconta l'intero percorso museale, spaziando dall'entrata della villa alle sue varie sale, dalle scarpe più iconiche realizzate dai più importanti stilisti nazionali e internazionali alla foresteria con numerosi affreschi dove si svolgono eventi di vario genere.
Museo: Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi
Introduzione - Entrata (Stanza 1)
Il Museo della Calzatura è ospitato nella villa padronale del complesso seicentesco di Villa Foscarini Rossi, sulle rive del fiume Brenta, voluto dal nobile veneziano Jacopo Foscarini per trascorrervi la villeggiatura e commissionato all’architetto Vincenzo Scamozzi. Nel corso degli anni la proprietà è passata sotto diverse mani ed ogni famiglia ha adattato la dimora alle proprie esigenze e al gusto della propria epoca. L’edificio attuale è il risultato degli ultimi rimaneggiamenti ottocenteschi, fra cui risaltano subito agli occhi: l’eliminazione del piano ammezzato per permettere al piano terra di avere le stesse altezze del piano nobile, l’eliminazione della scala esterna e l’aggiunta delle due terrazze simmetriche. Alla fine degli anni ’80 del ‘900 è stata acquistata dall’imprenditore calzaturiero Luigino Rossi. Nel 1993, dopo un importante restauro, Villa e Foresteria sono state aperte al pubblico, trasformate rispettivamente nel museo d’impresa del calzaturificio Rossimoda e in un centro congressi, che ospita eventi di prestigio. Il giacimento storico aziendale occupa circa 700 metri quadrati dei due piani dell’edificio padronale e raccoglie oltre 1350 modelli di calzature femminili di lusso, prodotte dall’azienda a partire dall’inizio degli anni ’60, in collaborazione con una ventina fra le più prestigiose case di moda del panorama internazionale, fra le quali Christian Dior, Yves Saint Laurent, Fendi, Porsche Design e Calvin Klein.
Vano Scale (Stanza 2)
Dal 2003 il complesso di Villa Foscarini Rossi è stato acquisito dal gruppo LVMH. La proprietà si trova nel cuore del distretto calzaturiero della Riviera del Brenta, che si snoda lungo il vecchio letto del fiume Brenta, fra le province di Padova e Venezia, famoso in tutto il mondo per la sua produzione di calzature femminili di lusso e griffate. La tradizione manifatturiera di questo territorio vanta origini illustri, risalendo alla “Scola dei Calegheri”, una confraternita di calzolai e ciabattini, testimoniata sin dal 1268, che nella Serenissima Repubblica, aveva il compito di accontentare committenti danarosi ed esigenti come i nobili veneziani, stimolando le nostre maestranze a produrre oggetti sempre più sofisticati e preziosi, per i quali sono famosi tutt’oggi.
Calzature antiche ed etniche (Stanza 3)
Nel salone al piano terra si può ammirare anche una raccolta di calzature antiche ed etniche, assortita dal fondatore nel corso degli anni durante i suoi innumerevoli viaggi di lavoro. Questo spazio permette di preparare i nostri ospiti all’idea che la calzatura non è solo un accessorio, ma anche un linguaggio, con il quale ognuno di noi senza bisogno di parole, può raccontare qualcosa di sé stesso, del proprio ambito lavorativo, della società in cui vive e del ceto sociale a cui appartiene o aspira ad appartenere. Questa funzione è svolta dalle scarpe da sempre (in ogni tempo) e ovunque (in ogni luogo), come ampiamente testimoniato dagli oggetti che ci circondano in questo spazio. Un esempio per tutti, i mocassini indossati dai nativi americani, che dai disegni e dai colori delle perline con cui sono decorati, ci raccontano sia la tribù di appartenenza, che il ceto sociale o il ruolo occupato, all’interno della stessa.
Stanza 4 (Marc by MJ, Vera Wang, Calvin Klein)
Le prossime sale ospitano invece la produzione del calzaturificio. Il criterio utilizzato per l’esposizione mette in luce il contributo del singolo stilista all’evoluzione del costume in un determinato periodo di tempo, che corrisponde alla durata della collaborazione e nello stesso tempo, dimostra la capacità delle maestranze del distretto di rispondere alle esigenze degli stilisti più esigenti. Un ulteriore aspetto evidenziato è la provenienza geografica del brand: al piano terra sono esposte le case di moda americane, inglesi e tedesche, mentre al primo piano trovano posto i francesi, gli italiani e gli spagnoli. Questo perché la calzatura è un accessorio che deve bilanciare esigenze estetiche con esigenze funzionali e anche l’artista più ribelle è influenzato dal proprio territorio di provenienza; il senso pratico dei nordici che caratterizza il piano terra, viene meno al primo piano con i mediterranei, che invece sono più propensi a dedicare maggiori attenzioni agli aspetti estetici. Quest’ultima riflessione valorizza anche la scelta del contenitore: la dimora storica. I frutti di questa terra sono la civiltà delle ville venete e il distretto calzaturiero e sicuramente il senso delle proporzioni, l’armonia e un certo tipo di gusto che caratterizzano i nostri edifici storici hanno influenzato il nostro modo di produrre, facendo sì che si distingua rispetto a tutti i distretti calzaturieri sparsi in tutto il mondo per eleganza ed equilibrio. All’interno di questa sala, si possono ammirare i popolari “topolini” di Marc by MJ, prodotti dal 2003 per diverse stagioni con materiali sempre nuovi; i modelli da cerimonia con cui Vera Wang veste l’alta società statunitense (e non solo), il giorno delle nozze e le calzature di Calvin Klein, prodotte durante gli anni ’90, periodo di grande notorietà dello stilista, che si è distinto per essere uno dei pionieri del minimalismo, come testimoniato dai pezzi “essenziali e rigorosi” presenti nelle teche.
Stanza 5 (Saletta gotica)
Questo piccolo gioiello di decorazione “romantica” fu probabilmente eseguito dai decoratori della scuola dello Jappelli, verso la fine degli anni ’30 del 1800. La ripresa dello stile neogotico, che simula l’interno di una cattedrale, mescolato a reminiscenze classiche, con le nicchie che alloggiano alcuni dei sette sapienti citati da Platone e da Plutarco, fanno presumere che la funzione di questo spazio fosse dedicata a studiolo o biblioteca.
Stanza 6 (Anne Klein, Andrea Pfister, Richard Tyler, Donna Karan)
La stanza di Anne Klein, stilista americana, che ha avuto il suo momento di gloria attorno agli anni ’70 e ’80, accoglie tutti i creativi, che nel corso del tempo hanno lavorato per lei, raccogliendone il testimone: la fissazione di trovare il giusto equilibrio fra confort e design. Forse “l’allieva” che ha meglio realizzato il compito è stata Donna Karan: da buona newyorkese, dinamica e indipendente, ha saputo realizzare capi e accessori che ben si adattano alla donna odierna, che difende la propria autonomia, ma non vuole rinunciare a valorizzare la propria femminilità. Ecco che nelle calzature troviamo molti “tacchi zeppa”, che permettono di aumentare la superficie di appoggio, rendendo più facile lo stare in equilibrio, e addirittura sostituendo talvolta le abituali tomaie (la parte superiore della scarpa), con tessuto elasticizzato, così da promettere anche una calzata più confortevole. L’esempio meglio riuscito è sicuramente il sandalo di camoscio nero indossato da Sharon Stone nel sequel del film “Basic Instinct”.
Stanza 7 (Saletta Egizia)
La saletta egizia, gemella di quella gotica, riprende un altro dei temi cari alla fine della seconda metà del 1800: l’egittomania. Probabilmente influenzata dalla campagna di Napoleone in Egitto, e per noi veneti, dall’orgoglio di aver dato i natali, nella vicina Padova, all’esploratore Gianbattista Belzoni, che con la sua vita avventurosa e le sue scoperte strabilianti, ha ispirato la figura di Indiana Jones allo sceneggiatore George Lucas, per la sua fortunata serie di film. Questo spazio ospita la “Capsule collection” del 2015 dello stilista inglese Nicholas Kirkwood. Con l’intento di celebrare gli anni ’80, come lui li ricordava da bambino, crea dei modelli che si rifanno ai film e ai giochi che hanno popolato la sua infanzia. Ecco allora le atmosfere “neon city” di Blade Runner, piuttosto del robot di guerre stellari o dell’indimenticabile Millennium Falcon. E chi non ha mai giocato con Pac-man? Le macchinine Hot wheels della Mattel, sono ben rappresentate da una carrozzeria metallizzata rosso fiammante, ma un’altra ossessione resta la mitica DeLorean di “Ritorno al futuro”, per finire con la vera protagonista del secolo, quella che ha cambiato tutto: la scheda madre del primo Macintosch.
Stanza 8 (Laboratorio)
Nella stanza-laboratorio si racconta come si facevano le calzature IERI; con il mondo del ciabattino e tutto quello che era necessario e sufficiente per fare un paio di scarpe e come si fanno OGGI, grazie al tavolo del modellista con tutti i suoi accessori e alle immagini dei macro-passaggi che caratterizzano la complessa produzione odierna. La seconda immagine è forse la più evocativa: le figure sfocate di stilista e modellista (la casa di moda e la manifattura) che, nonostante abbiano spesso interessi contrapposti, attraverso il dialogo continuo e costante devono perseguire l’obiettivo comune di trasformare l’opera d’arte dell’artista (il bozzetto) in un PRODOTTO: cioè, qualcosa di calzabile, di riproducibile industrialmente e ultimo ma non meno importante, di appetibile per il mercato.
Stanza 10 (Chiesetta)
Questo spazio, dedicato alla “Madonna delle Grazie”, sostituisce l’antica chiesetta che si trovava all’interno del parco fino alla seconda metà del XVIII secolo. Quando il palazzo venne ristrutturato all’inizio del XIX secolo sotto la nuova ala occidentale, si decise di collocare l’attuale oratorio con un’porta verso l’esterno, con l’intento di far partecipare la comunità locale alla vita religiosa della famiglia, come auspicato dai nuovi principi di uguaglianza e fraternità, diffusi dalle campagne napoleoniche. Fanno parte del corredo originario: un crocifisso ligneo da parete, di artigianato veneziano, sopara la porta interna, i quadri delle 14 stazioni della Via Crucis, la lampada a olio in ottone sbalzato, datata 1857 e la pala d’altare di scuola veneziana otocentesca, che rappresenta una madonna con bambino. Provengono invece da acquisizioni recenti: la statua processionale in legno bianco di San Luigi Gonzaga, la teca con le reliquie di San Crispino, il santo martire che con il fratello San Crispiniano faceva il calzolaio, già patrono dei cordonniers in Francia, eletto poi patrono degli scarpari della Riviera del Brenta. Merita un’attenzione di riguardo lo strappo di affresco di pittore veneto datato 1565, che ritrae una Madonna con bambino, circondata a destra da San Rocco (protettore dei lebbrosi e più in generale contro le pestilenze) e a sinistra da San Francesco (riconoscibile dal saio da frate, la ferita al costato, il crocifisso in una mano e nell’altra il libro chiuso della Regola francescana). Il bambino Gesù è rappresentato in piedi, nudo con una collana di corallo al collo. Si tratta di una consuetudine, riscontrabile nelle pitture cinquecentesche, ripresa dalla tradizione popolare, per cui tali collane o braccialetti oltre al valore ornamentale, erano considerati dei veri e propri amuleti, ai quali veniva attribuito il potere magico di allontanare il malocchio e di proteggere dalle malattie.
Stanza 11 (Porsche Design)
Luigino Rossi conosce Ferdinand Alexander Porsche durante le sfilate di YSL e grazie alla passione comune per le auto sportive, i due decidono di provare a fare qualcosa insieme. In questo spazio possiamo vedere tutti gli elementi che caratterizzano il processo creativo: alla nostra sinistra l’ARTISTA: l’immagine di Ferdinand Alexander Porsche; di fronte l’OPERA D’ARTE: 5 dei bozzetti che lo studio di Porsche ha inviato alla nostra manifattura; al lato opposto, ma soprattutto sotto le finestre la FONTE D’ISPIRAZIONE: le macchine prodotte dalla casa automobilistica; Ma ecco che entra in scena la Riviera del Brenta, con le sue competenze: a destra vediamo il PROGETTO del modellista, il tentativo dei nostri tecnici, di cominciare a dare tridimensionalità all’idea iniziale. Ed infine il PRODOTTO: nelle due colonne vediamo rispettivamente il modello “Formula 1” e “Gran Turismo”, prodotti sempre uguali dal 1978, cambiando solo i materiali. Si tratta delle prime “Car-shoe” della stori della Moda: un accessorio confortevole e pratico per guidare l’auto sportiva per eccellenza. Il suo profilo ricalca la silhouette della Porsche 911 ed anche la suola montata sulla scarpa riprende il disegno del battistrada del copertone Pirelli P6, di nuovo quello montato sulla Porsche 911. Ci piace far notare che alcuni modelli sono palesemente in taglie da donna, quindi questo modello, per guidare un’auto sportiva, prerogativa del mondo maschile fino a quel momento, apre un nuovo mondo e nuove abitudini al genere femminile. Questo ci ricorda che la Moda, oltre ad avere il compito di fotografare la società in un determinato momento storico, si può anche assumere la responsabilità di suggerire nuovi comportamenti, più etici ed inclusivi.
PRIMO PIANO - Stanza 12 (Christian Dior e Christian Lacroix)
Salendo al primo piano si trovano le collaborazioni con i mediterranei e immediatamente si coglie un'atmosfera differente, più concentrata sulle valenze artistiche, particolarmente evidente nelle creazioni firmate Christian Dior. Si tratta dei pezzi più preziosi ospitati al museo, per la maggior parte prototipi, di cui non esistono altre copie nel mondo, prodotti dalla casa di moda a partire dagli anni '50 fino agli anni'70. Christian Dior è stato uno dei primi sarti a pensare a delle calzature create appositamente per i suoi abiti, famoso per la sua ossessione per il “total look", desiderava che le sue clienti uscissero dal suo atelier vestite “Christian Dior" dalla testa ai piedi. Per ottenere questo però era necessario trovare i giusti collaboratori. Così dal 1953, si accordò per farsi aiutare dal modellista Roger Vivier. Fu un'intuizione felice: la collaborazione durò sino al 1963 (sopravvivendo anche al morte di Dior stesso avvenuta nel 1957) ed ebbe un grande successo; dopo i primi due anni di prodotti solo su misura, iniziarono a produrre su licenza, grazie alla manifattura Charles Jourdan, del prestigioso distretto calzaturiero francese di Romans. Proprio in una di queste occasioni, all'inizio degli anni '60, Luigino Rossi, che conosce un membro della famiglia Jourdan, si trova ad affiancarli, per accontentare le richieste di un mercato inaspettatamente ricettivo. Da questa esperienza il giovane imprenditore, che fino a quel momento si è rivolto solo ad un mercato locale, scopre di essere in grado di accontentare una nicchia esclusiva ed esigente, di guadagnare il 30% in più su ogni paio venduto, e che i prodotti si “vendono da soli", grazie alla notorietà della marca e a dei canali distributivi già esistenti e ben organizzati. Alla luce di queste riflessioni, deciderà, nel 1963, di proporsi al giovane stilista Yves Saint Laurent, che ha appena aperto la propria casa di moda, dopo aver collaborato per Dior diversi anni. Inizierà una collaborazione che durerà 38 anni: Yves diventerà lo Stilista con la “S maiuscola” e Rossimoda, da un lato sarà trascinata dal suo successo e dall'altro contribuirà ad ottenerlo. Da quel momento in poi, molte saranno le case di moda che si rivolgeranno alla manifattura chiedendo di farsi fare le scarpe, soprattutto grazie alle sue rinomate competenze nella produzione di contrafforti per stivali, che il giovane stilista contribuisce a far andare di gran moda...
Stanza 13 (Yves Saint Laurent anni '70)
Le prossime stanze sono dedicate ad Yves Saint Laurent. Avendo collaborato con la manifattura per 38 anni, è stato possibile creare un percorso cronologico, dedicandogli tre sale: una per gli anni '60 e '70, una per gli anni '80 e una per i '90. Fieri di aver lavorato con lui, perché è uno stilista che è stato in grado di fare con gli abiti una rivoluzione sociale: si è impadronito di elementi del guardaroba maschile come lo smoking, la sahariana, il trench, il caban e lo stivale (prerogativa fino a quel momento degli uomini e delle donne di “malaffare”), per donarli alle donne, in un momento storico di lotte per l'emancipazione femminile; ha donato loro il coraggio di osare... In questa prima sala ci sono pezzi che hanno accompagnato momenti cruciali della storia della Moda, dallo stivale indossato con la Sahariana, a quello delle sfilate del 1976 ispirate ai balletti russi o al sandalo verde del “defilé dello scandalo" del 1971. Alle pareti si possono ammirare i biglietti di auguri che lo stilista creava tutti gli anni in tiratura limitata per gli amici, i clienti importanti, ma anche per tutti i suoi dipendenti; secondo lui il messaggio più bello da augurare a chiunque era di amare e di essere amati. Così riproponeva i suoi “love” annualmente, sempre uguali ma sempre diversi...
Stanza 14 (Yves Saint Laurent anni '80)
Gli anni '80 sono una decade che ricordiamo per il grande ottimismo, la fiducia in un mondo migliore e l'attrazione per un gusto opulento. Ecco che i modelli si presentano chiassosi, molto decorati, pezzi dalla forte personalità. Emblematica fra tutti, la décolleté in vipera dorata, la cui superficie preziosa venne ricoperta di vernice spray dorata, solo per il gusto di renderla più appariscente. Divertenti sono anche le “zeppe a pois” adagiate su un finto prato, ci ricordano come il premuroso Yves, non dimenticasse mai di avere simili tacchi ad ogni stagione, così da permettere alle sue “amiche-clienti” di non dover rinunciare “di essere all'altezza” quando avevano picnic o feste in giardino.
Stanza 15 (Yves Saint Laurent anni '90)
Gli anni '90 sono un periodo difficile per lo stilista: legato agli anni della sua giovinezza, diventa nostalgico e fatica ad interpretare la contemporaneità. Nell'esposizione di questa stanza si notano molti “remake” di successi del passato, come se Yves cercasse nuovamente quella popolarità perduta...rivediamo gli iconici cosciali da moschettiere in pelle di coccodrillo (ne sono serviti due per questo prezioso paio) creati da Roger Vivier per YSL nel 1963, i sandali della collezione dello scandalo del 1971, ma soprattutto la Pilgrim, la più popolare di tutte: la scarpa che, ancora una volta Roger Vivier realizza per l'amico Yves e che quest'ultimo fa indossare alla giovane Catherine Deneuve, nel film “Bella di giorno" del regista Louis Buñuel. Nel film l'attrice interpreta una ragazza borghese, che conduce una doppia vita: di giorno, quando il marito esce di casa per andare al lavoro, lei si reca in una casa di appuntamenti ed incontra giovani sconosciuti. Le scarpe nel film hanno un ruolo di primo piano nella scena “clou”, in cui Severine, la protagonista decide di cambiare vita. Da quel momento in poi, i negozi per acquistarle avranno lunghe code di giovani di “buona famiglia”, che desiderano ribellarsi ad un'educazione perbenista e restrittiva.
Stanza 16 (Givenchy)
Le stanze di quest'ala del museo raccontano le collaborazioni più recenti fra azienda e case di moda. Probabilmente la riflessione più interessante su cui focalizzarsi in questi spazi, è quella di cercare di cogliere lo sforzo dei giovani creativi che si trovano a lavorare per questi brand, sicuramente molto prestigiosi, ma altrettanto ingombranti, per i quali hanno l'arduo compito di riuscire a creare dei prodotti che siano prima di tutto originali, in secondo luogo che sappiano cogliere lo spirito del tempo (che possano essere considerati “alla moda”), ma soprattutto che siano oggetti “riconoscibili”, cioè che rappresentino “i codici” del brand, quel DNA, che mantiene coerenza nelle collezioni e fidelizza la clientela. Ovviamente ognuno di loro interpreta questi codici in modo differente. Per esempio nella stanza dedicata a Givenchy, si possono ammirare a sinistra le calzature prodotte negli anni '70 e '80, quando il direttore creativo della maison era ancora monsieur Hubert e la musa ispiratrice era Audrey Hepburn, mentre a destra ci sono i pezzi prodotti a partire dall'anno 2000, dove i nuovi direttori creativi hanno diversamente interpretato lo stile dell'inventore del tubino nero: Alexander McQueen nella colonna 129, Julien Macdonald nella 130 e Riccardo Tisci nelle colonne 124, 125, 126 e 127.
Stanza 17 (Fendi e Genny)
Con le cinque sorelle Fendi Rossimoda ha collaborato per una decade, intorno agli anni '90, quando il loro direttore creativo era il talentuoso Karl Lagerfeld, che è riuscito a rendere lussuosi e originali anche i più banali mocassini, nonostante la nostra attenzione sia sicuramente catturata dai sandali con il tacco sospeso, al centro di questa stanza: immaginati dallo stilista per l'estate del 2000 e abbozzati in uno schizzo, visibile al centro della parete fra le due finestre, è stato realizzato dal nostro ufficio Modelleria con grandi sforzi d'immaginazione, per riuscire a trovare le giuste proporzioni della leva, che doveva sostituire il tacco e soprattutto individuare il materiale con cui realizzarla, perché doveva essere in grado di essere sufficientemente robusto per reggere il peso del corpo e le sue sollecitazioni nel movimento, ma nello stesso tempo essere abbastanza flessibile da accompagnare l'incedere femminile con morbidezza: solo l'acciaio temprato ha dato prova di soddisfare queste esigenze. Il modello più prezioso è stato poi dipinto a mano sulla tomaia e sulla soletta con un'orchidea, il fiore preferito dello stilista.
Stanza 18 (Celine)
Celine è il marchio con cui la manifattura collabora attualmente assieme a Givenchy e quello con cui produce la maggior parte del suo fatturato, tanto che da qualche anno, il gruppo finanziario del lusso Lvmh, da cui Rossimoda è stata acquisita nel 2003, ha deciso di accorparla alla casa di moda, nominandola ufficialmente “piattaforma industriale Celine”. In questo spazio sono ospitate le calzature realizzate per diversi direttori creativi, da Ivana Omazic, a Phebe Philo fino alle creazioni di Hedi Slimane. Si tratta di modelli dalle linee eleganti ma pulite, con innovazioni coraggiose che li rendono molto contemporanei se non addirittura talvolta avveniristici, senza dimenticare uno sguardo alla tradizione, che ci ricorda come questo marchio sia nato a Parigi come negozio di calzature eleganti per bambini nel lontano 1945 grazie a Celine Vipiana aiutata dal marito. Colpiscono particolarmente il sandalo Kitaro del 2009 e la “decolleté-piede” surrealista prodotta nel 2013.
Stanza 19 (Emilio Pucci e Loewe)
Enrique Loewe fu un pellettiere di origine tedesca che dal 1846 con un gruppo di artigiani spagnoli intraprese a Madrid la propria attività, acquisendo grande notorietà per la qualità dei suoi manufatti, tanto da diventare molto presto il fornitore della casa reale spagnola. Nel sandalo della colonna centrale sul lato destro, si notano come, per decorare la tomaia, si siano recuperati i puntali dorati che proteggevano i punti più delicati dei bauli rigidi, caratteristici di questa casa di moda, che l'hanno resa famosa nel mondo. Le creazioni di Emilio Pucci invece si mettono in mostra grazie alle loro fantasie caleidoscopiche e al loro gusto opulento. II “sandalo Palio” della collezione del 2003 è forse uno degli esempi meglio riusciti nel coniugare contemporaneità e tradizione, trovando ispirazione nei disegni delle bandiere delle contrade del palio di Siena e nei colori dell'isola di Capri, amato “rifugio” del fondatore della casa di moda. Ma non si può lasciare questa stanza senza soffermarsi sul sandalo decorato con perle di fiume, cristalli Swarovski e piume: la riconoscete la fantasia stampata sulla soletta di pulizia? Si tratta di un omaggio agli affreschi della Cappella Sistina dipinta da Michelangelo a Roma nel 1512.
Il tour del museo
Il tour del museo è arrivato alla sua conclusione. Ci auguriamo che i nostri ospiti abbiano colto quanto, questi accessori preziosi, nati da illustri creativi, per poter vedere la luce, abbiano in realtà bisogno di una miriade di passaggi complessi e di una moltitudine di persone dalle conoscenze e competenze sofisticate, che il mondo della Moda trova ancora oggi nella tradizione del territorio della Riviera del Brenta.
LA FORESTERIA - Introduzione (sotto il Portico)
Nella prima metà del XVII secolo, la famiglia Foscarini acquisì un prestigio tale da giudicare inadeguato il Salone al primo piano della villa padronale, per ricevere i propri ospiti. Così decise di trasformare una rimessa per gli attrezzi di origine cinquecentesca in “foresteria”, luogo per accogliere “i foresti”,i loro ospiti. Fu incaricato probabilmente l'architetto veneziano Francesco Contin, che aveva già lavorato per i Foscarini a Venezia, nella chiesa di Sant'Angelo Raffaele. Il grande corpo centrale, adibito a salone per balli e ricevimenti, venne attorniato da due ali laterali simmetriche, con molte stanze funzionali all'accoglienza e preceduto da un portico passante, caratterizzato da ampi archi e un “soffitto alla sansovina”. Fu Alvise Foscarini, nipote di Jacopo, che nel 1652 decise di far decorare il Salone da ballo, per ricordare il matrimonio fra suo figlio Giovanni Battista e la nobile veneziana Chiara Soranzo. A questo scopo chiamò fra i migliori pittori dell'epoca: Domenico de' Bruni per la prospettiva e Pietro Liberi per le allegorie.
Prospettiva
Domenico de' Bruni (1591-1666) era un pittore originario di Brescia, città famosa per i suoi artisti specializzati in prospettiva. L'atmosfera della composizione ricorda molto l'opera di Veronese, grazie ai suoi colori chiari, la solennità della decorazione e l'invenzione del “en plein air”, presente sia sul soffitto, che sulle pareti. L'omaggio all'artista cinquecentesco si deve probabilmente anche per il legame fra la famiglia Foscarini e la famiglia Barbaro (una figlia di Jacopo aveva sposato il figlio di Marc'Antonio Barbaro, mecenate di Palladio e Veronese presso Villa Barbaro a Maser). Ma il pittore si adegua al gusto dell'epoca barocca dilatando lo spazio circostante con l'impressione della tridimensionalità, ottenuta grazie all'illusione ottica dei pieni e dei vuoti e ai tre ordini di colonne con il soffitto a cassettoni in prospettiva. Per dare ancor più l'impressione della profondità, l'artista ha eliminato la balaustra che normalmente separava il mondo reale dal mondo virtuale e l'ha sostituita con una scalinata, invitando il visitatore ad entrare nel suo mondo di immaginazione. Sfonda anche il soffitto con un secondo piano virtuale, una finta balaustra e le finte porte che conducono a finte stanze.
Allegorie
Le allegorie all'interno delle quadrature invece sono attribuite a Pietro Liberi (1605-1687), un pittore veneziano, allievo del Padovanino, che aveva studiato e viaggiato molto. Il successo alla sua epoca è dovuto soprattutto alla sua predilezione per l'arte profana più che per l'arte sacra, nell'arte profana per i nudi, in particolare quelli femminili e di avere dato molta grazia e sensualità a queste immagini, al punto da essere considerato dai suoi contemporanei un pittore libertino; lo si riconosce per le sue atmosfere veronesiane, la sua palette di colori chiari, le sue donne dai corpi abbondanti, i visi piccoli, le bocche sottili e gli occhi a mandorla. Ma è un uomo del suo tempo, perché è capace di dare a tutte queste influenze un dinamismo nuovo, che ben rappresenta lo spirito barocco. Un esempio è rappresentato dai suoi personaggi in primo piano, dipinti in diagonale per aumentare l'idea del movimento. Il mecenate Foscarini gli chiede di rappresentare alle pareti la missione della famiglia nobile, che deve sempre essere un esempio di virtù sia in tempo di pace che in tempo di guerra.
Allegoria della Guerra
In TEMPO DI GUERRA il gentiluomo ha il compito di risolvere i conflitti, non con la lotta armata, come si vede nello sfondo, ma con la diplomazia (potrebbe essere un omaggio al capostipite Jacopo, che aveva avuto il ruolo di pacificatore del Mediterraneo, dopo la battaglia di Lepanto, fra cristiani e turchi), circondandosi di DOTTRINA (la si riconosce dallo scettro con il sole, la conoscenza che rischiara dalle tenebre dell'ignoranza), di ELOQUENZA (con l'orologio in mano, per ricordare che le parole sono più convincenti quando sono misurate), ma è costretto a sacrificare la VERITÀ (la si riconosce perché è sempre nuda, con solo una sciarpa bianca a cingerle i fianchi, per ricordarne l'innocenza), che mostra solo il dorso, in nome dell'armonia ritrovata.
Allegoria della Pace
Al contrario in TEMPO DI PACE, la missione della famiglia nobile è quella di aiutare le arti e le scienze a rifiorire. Qui vediamo rappresentata la PRATICA (vestita come una domestica e sempre un gradino sotto la teoria, perché sempre asservita ad essa, con il volto di una vecchia, perché la pratica migliora con l'esperienza), la TEORIA (vestita al contrario come una nobildonna, sempre un gradino sopra la pratica, giovane, perché la teoria quando è corretta non invecchia mai). Entrambe queste figure hanno un compasso in testa: la prima con le punte verso il basso, la seconda verso l'alto; secondo gli antichi esse erano una il contrario dell'altra, avevano solo un punto in comune, il fulcro, cioè l'obiettivo: attraverso le arti e le scienze andare alla ricerca della VERITÀ. Ecco che la donna che in tempo di guerra doveva rimanere in parte nascosta, ora può farsi vedere in tutto il suo splendore. Sul fondo si vede un'accademia che ricorda in parte la scuola di Atene di Raffaello, ma che è rappresentata da sole donne (gli uomini sono solamente gli insegnanti), forse un riferimento a qualche figura femminile della famiglia dedita agli studi. Sulla terrazza del secondo piano ci sono invece LE ARTI LIBERALI che sorvegliano l'accademia: il TRIVIO per gli insegnamenti letterari (GRAMMATICA con la brocca d'acqua, DIALETTICA con il caduceo e RETORICA con lo specchio) e il QUADRIVIO per gli insegnamenti scientifici (ASTRONOMIA con il globo terrestre, MUSICA con il flauto, GEOMETRIA con l'archipendolo e ARITMETICA con la tavola pitagorica). Sopra i portoni d'entrata sono dipinti i blasoni dei Foscarini e delle altre famiglie nobili con le quali la famiglia era imparentata: Da Mula, Morosini e Soranzo.
Trionfo delle virtù della famiglia
Il soffitto è affrescato con IL TRIONFO DELLE VIRTÙ della famiglia Foscarini: L'OSPITALITÀ con la cornucopia rovesciata verso il basso e un putto che l'aiuta a far uscire e distribuire le proprie ricchezze; LA FAMA con le ali e la tromba per diffondere il più lontano possibile la notorietà delle virtù della famiglia; LO SPLENDORE DEL NOME con il bastone delle virtù di Ercole e una fiaccola accesa per illuminarle; LA GLORIA e L’ONORE con tre corone, due di lauro (poeti ed eroi) e una d'oro (principi); L'ETERNITÀ, assisa sul globo terrestre, con il sole e la luna nelle mani, a ricordare la continua alternanza del giorno e della notte e un drappo tondeggiante sullo sfondo, che rammenta la circolarità della vita.
Conclusione
La Villa accolse molti ospiti illustri soprattutto verso la fine del 1700, ai tempi del doge Marco, tra i quali lo scrittore Gaspare Gozzi. Nel XIX secolo la Villa subì delle trasformazioni per essere adattata al gusto neoclassico e anche i giardini si ispirano allo stile "falso selvaggio” ideato dall'architetto veneziano Jappelli. Alla fine della Seconda guerra mondiale questo edificio fu bombardato e perse la sua ala est, che fu poi ricostruita. Oggi Villa e Foresteria sono riportate all'antica bellezza con importanti interventi di restauro che consentono di farle rivivere con lo stesso spirito originario: così la Foresteria risuona di musica durante i concerti che vengono periodicamente organizzati e di voci degli ospiti in occasione di convegni e ricevimenti.

Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi
ITINERARIO COMPLETO
Lingua dell'itinerario:

Introduzione - Entrata (Stanza 1)

Vano Scale (Stanza 2)

Calzature antiche ed etniche (Stanza 3)

Stanza 4 (Marc by MJ, Vera Wang, Calvin Klein)

Stanza 5 (Saletta gotica)

Stanza 6 (Anne Klein, Andrea Pfister, Richard Tyler, Donna Karan)

Stanza 7 (Saletta Egizia)

Stanza 8 (Laboratorio)

Stanza 10 (Chiesetta)

Stanza 11 (Porsche Design)

PRIMO PIANO - Stanza 12 (Christian Dior e Christian Lacroix)

Stanza 13 (Yves Saint Laurent anni '70)

Stanza 14 (Yves Saint Laurent anni '80)
Stanza 15 (Yves Saint Laurent anni '90)

Stanza 16 (Givenchy)

Stanza 17 (Fendi e Genny)
Stanza 18 (Celine)

Stanza 19 (Emilio Pucci e Loewe)

Il tour del museo

LA FORESTERIA - Introduzione (sotto il Portico)

Prospettiva

Allegorie

Allegoria della Guerra

Allegoria della Pace
Trionfo delle virtù della famiglia

Conclusione
ITINERARIO COMPLETO
Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi
Questo itinerario racconta l'intero percorso museale, spaziando dall'entrata della villa alle sue varie sale, dalle scarpe più iconiche realizzate dai più importanti stilisti nazionali e internazionali alla foresteria con numerosi affreschi dove si svolgono eventi di vario genere.
Lingua dell'itinerario:
Percorso di visita

Introduzione - Entrata (Stanza 1)

Vano Scale (Stanza 2)

Calzature antiche ed etniche (Stanza 3)

Stanza 4 (Marc by MJ, Vera Wang, Calvin Klein)

Stanza 5 (Saletta gotica)

Stanza 6 (Anne Klein, Andrea Pfister, Richard Tyler, Donna Karan)

Stanza 7 (Saletta Egizia)

Stanza 8 (Laboratorio)

Stanza 10 (Chiesetta)

Stanza 11 (Porsche Design)

PRIMO PIANO - Stanza 12 (Christian Dior e Christian Lacroix)

Stanza 13 (Yves Saint Laurent anni '70)

Stanza 14 (Yves Saint Laurent anni '80)
Stanza 15 (Yves Saint Laurent anni '90)

Stanza 16 (Givenchy)

Stanza 17 (Fendi e Genny)
Stanza 18 (Celine)

Stanza 19 (Emilio Pucci e Loewe)

Il tour del museo

LA FORESTERIA - Introduzione (sotto il Portico)

Prospettiva

Allegorie

Allegoria della Guerra

Allegoria della Pace
Trionfo delle virtù della famiglia

Conclusione

Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi
ITINERARIO COMPLETO
Lingua dell'itinerario:

Introduzione - Entrata (Stanza 1)

Vano Scale (Stanza 2)

Calzature antiche ed etniche (Stanza 3)

Stanza 4 (Marc by MJ, Vera Wang, Calvin Klein)

Stanza 5 (Saletta gotica)

Stanza 6 (Anne Klein, Andrea Pfister, Richard Tyler, Donna Karan)

Stanza 7 (Saletta Egizia)

Stanza 8 (Laboratorio)

Stanza 10 (Chiesetta)

Stanza 11 (Porsche Design)

PRIMO PIANO - Stanza 12 (Christian Dior e Christian Lacroix)

Stanza 13 (Yves Saint Laurent anni '70)

Stanza 14 (Yves Saint Laurent anni '80)
Stanza 15 (Yves Saint Laurent anni '90)

Stanza 16 (Givenchy)

Stanza 17 (Fendi e Genny)
Stanza 18 (Celine)

Stanza 19 (Emilio Pucci e Loewe)

Il tour del museo

LA FORESTERIA - Introduzione (sotto il Portico)

Prospettiva

Allegorie

Allegoria della Guerra

Allegoria della Pace
Trionfo delle virtù della famiglia

Conclusione