Itinerario generale per bambini
Questo itinerario generale pensato per i bambini è dedicato ad Armando Perotti, con una particolare attenzione alla sua vita, alla sua opera e al rapporto con il suo tempo
Museo: Mostra TRA ULIVI E MARE - Alla scoperta di Armando Perotti, con lettere e ricordi
Armando Perotti. Un pugliese molto speciale!
Ciao amici!
Io sono Armando Perotti, ma la mia mamma, Fulvia Miani, mi chiamava con affetto... Dodo!
Vuoi conoscere la mia storia?
Sono nato a Bari nel 1865 e ho sempre amato profondamente la mia terra, la Puglia!
Ho vissuto in un'epoca di grandi cambiamenti: mentre il Nord Italia cresceva con le fabbriche, il Sud era ancora legato all'agricoltura e affrontava molte difficoltà.
Anche Bari stava cambiando: il centro storico custodiva le tradizioni, mentre il quartiere murattiano e il porto spingevano la città verso il futuro. Io ho raccontato tutto questo nei miei libri e nei giornali, cercando di salvare le tradizioni dall'oblio.
Nel 1910 sono stato eletto anche consigliere comunale e ho difeso con orgoglio la mia città.
Oggi, grazie ai miei scritti, potete scoprire com'era Bari e com'era la Puglia tanto tempo fa e potete conoscere le storie e le tradizioni che rendono questa nostra terra così speciale!
Camillo Gaetano Perotti. Ti Presento papà
Voglio raccontarti la storia del mio papà. Si chiamava Camillo Gaetano Perotti ed era un uomo molto coraggioso!
Nacque a Torino, tanto tempo fa, e da giovane combatté come soldato per difendere la sua patria. Sapete? Prese parte a guerre importanti e poi divenne ufficiale. Hai già studiato la Prima Guerra d'Indipendenza del 1848?
Ma non fu solo un soldato: fu anche un bravissimo insegnante! Insegnò Topografia e Geodesia, parole difficili che hanno a che fare con le mappe e il misurare il pianeta terra. Poi divenne colonnello e comandò una fortezza molto famosa, quella di Gaeta. Lì incontrò un prigioniero speciale, Giuseppe Mazzini, un patriota al quale gli mostrò grande rispetto.
Quando lasciò l'esercito, venimmo a vivere a Cassano delle Murge. Papà diventò sindaco e fece arrivare l'acqua potabile per tutti!
Fu anche un importante consigliere a Bari e fu sempre un uomo giusto e io sono sempre stato molto fiero di lui!
Fulvia Miani. Mamma, una donna dal cuore grande
La mia mamma, Fulvia Miani, fu una donna straordinaria. La sua famiglia aveva origini antichissime e veniva dal Veneto, ma si trasferì in Puglia tanti anni fa.
Mamma nacque a Polignano a Mare e, a soli diciannove anni, sposò il mio papà, il colonnello Camillo Gaetano Perotti. Insieme vissero anche a Gaeta, dove si fece conoscere per la sua bontà e il suo coraggio. Aiutò persino Giuseppe Mazzini, che le fu molto grato.
Ma mamma non si fermava mai! Era una scrittrice bravissima e firmava i suoi articoli con il nome "Voluntas". Raccontava storie bellissime e parlava delle persone più povere, perché voleva aiutarle.
Fondò una scuola per le figlie dei marinai, guidò la Croce Rossa e, durante la Prima Guerra Mondiale organizzò aiuti per i soldati e le loro famiglie.
Fu sempre una donna forte e generosa. Io la ricorderò così, con il cuore grande e la penna in mano.
Gli studi. Un poeta invece di un marinaio
Nacqui a Bari il primo febbraio 1865, anche se molti dicono che venni al mondo a Cassano delle Murge. Fin da piccolo, studiai con impegno e, a soli sedici anni, ottenni la licenza liceale.
Sognavo di diventare marinaio e di viaggiare per il mondo, come avevano fatto mio padre e mio nonno. Ma papà non volle saperne di lasciarmi partire.
Così rimasi a terra, a guardare il mare da lontano e a sognarlo nei miei versi.
"Un marinaio di meno, un poeta in più" disse la mia mamma. E aveva ragione!
Continuai a studiare: a Roma lavorai anche come giornalista, a Firenze mi diplomai in lettere e a Perugia mi laureai in legge.
Ma sapete qual era la mia vera passione? La poesia! Scrissi i miei primi versi a quattordici anni e non smisi più! A ventidue anni pubblicai Sul Trasimeno, la mia prima raccolta importante. Poi, nel 1890, uscì Il libro dei canti, che mi fece conoscere come poeta.
Scrivere era il mio modo di raccontare il mondo, i miei sogni e le mie emozioni.
L'impegno per Bari. Tra libri e poesie: il mio mondo
Nel primo decennio del Novecento vissi per un periodo a Castro, in Salento.
A Castro scrissi molte poesie e un libro a cui tengo molto: Bari Ignota.
Ma il mio cuore mi riportò presto nella mia città, dove iniziai a lavorare nella Biblioteca Sagarriga Visconti Volpi. All'inizio ero bibliotecario, poi nel 1921 ne divenni direttore! Amavo i libri e mi impegnai per arricchire la biblioteca e renderla sempre più importante.
Non mi occupavo solo di libri e poesie: volevo rendere Bari una città migliore!
Nel 1910 mi candidai alle elezioni comunali e fui il più votato, anche più del futuro sindaco! In consiglio comunale tenni un discorso per esaltare la crescita della città, e nel 1913 organizzai la grande festa per i cento anni del Borgo Murattiano di Bari.
Scrissi per tanti giornali e riviste e pubblicai altri libri di poesia e di storia. E scrissi anche dei testi di drammi lirici. Il mio amore per la mia terra e le sue storie non si spense mai.
L'amore per la Puglia. La mia terra il mio cuore
Viaggiai tanto, girando l'Italia in cerca di ispirazione e di una patria culturale. Ma ogni volta tornai in Puglia, perché sapevo che era lì che appartenevo davvero.
Guardavo la mia terra con occhi curiosi: i vicoli stretti di Bari, le campagne sconfinate, le storie che la gente raccontava. Così iniziai a scriverne, per custodire la memoria di una Puglia spesso dimenticata. Non volevo solo descriverla, volevo darle voce, far conoscere le sue tradizioni e leggende.
Dopo la morte di papà, cercai conforto nella scrittura e nella mia terra. Mi rifugiai per un lungo periodo a Castro, nel Salento, e fu lì che nacquero alcune mie opere.
Ma spesso tornavo anche a Cassano, soprattutto d'estate, dove si trovava la "Casina du' Generale", la dimora di campagna che mio padre aveva costruito ai piedi della Murgia, vicino al Convento di Santa Maria degli Angeli. E lì, molte volte, c'era mamma ad aspettarmi.
La mia Puglia era più di un luogo: era casa, radici, ispirazione. E con le mie parole, cercai di renderle omaggio per sempre.
Custode della memoria. Proteggere il passato per costruire il futuro!
Amavo la mia terra e la sua storia. Per questo, passai tantissimo tempo nella Biblioteca Sagarriga Visconti Volpi di Bari. La frequentavo fin dalla sua apertura, e più tardi ne diventai anche il direttore!
Tra i libri e i vecchi manoscritti, imparai quanto fosse importante ricordare e proteggere il passato della mia Puglia.
Ma non mi bastava conservare la memoria: volevo difenderla! Mi impegnai per proteggere luoghi importanti, come il porto vecchio di Bari e il Castello di Barletta.
Una delle mie battaglie più grandi fu contro la costruzione del Teatro Margherita. Quel teatro doveva sorgere proprio nel porto vecchio, un luogo pieno di storia e tradizione. Scrissi articoli, feci discorsi, provai a fermare il progetto... ma alla fine il teatro fu costruito lo stesso, su pilastri nel mare!
Anche se persi quella battaglia, il mio impegno non si fermò mai. Sapevo che per amare davvero un luogo bisognava conoscerlo e proteggerlo. Per questo, tutta la mia vita fu dedicata a raccontare e difendere la Puglia!
La sincerità. Scrivere come parlo, dire ciò che penso...
Mi piaceva dire le cose come stavano, senza troppi giri di parole. Scrivevo come parlavo, con sincerità, perché pensavo che la verità fosse più importante di qualsiasi bel discorso.
Anche quando scrivevo lettere, non usavo parole difficili solo per fare bella figura.
Quando conobbi Fortunata Consiglio, che poi divenne mia moglie, le scrissi in modo semplice e diretto, proprio come avrei fatto con un'amica.
Lo stesso valeva per le mie amicizie: con il mio caro cognato Nicola Consiglio potevo parlare liberamente, senza paura di dire quello che pensavo. La sincerità era la base di ogni rapporto vero.
Centinaia di cartoline, spedite a Fortunata da Bari, Cassano delle Murge e Castro, raccontano la mia quotidianità attraverso parole semplici e affettuose. In quelle cartoline c'era tutta la mia vita, fatta di momenti ordinari che per me erano poesia.
Non volevo solo scrivere poesie o racconti belli, volevo che le mie parole fossero vere. Perché solo chi dice sempre la verità può davvero farsi ascoltare.
L'amore. Fortunata, mia ispirazione
L'amore è stato sempre una parte importante della mia vita, ma non amavo riempire le pagine di grandi parole romantiche.
Preferivo dimostrare l'affetto con i fatti, nei piccoli gesti di ogni giorno.
La persona più speciale per me fu Fortunata Consiglio. Non era solo mia moglie, era la mia compagna, la mia confidente, il mio sostegno.
Ci scrivevamo spesso, perché anche quando eravamo lontani volevamo restare vicini. Le nostre lettere erano semplici, dirette, senza troppe parole ricercate, ma piene di verità.
In una lettera le dissi:
"Ti sarai accorta che io sono un povero scrittore di lettere. Io non so manifestare i miei sentimenti con le parole, ma con i fatti."
Questo era il mio modo di amare: non con frasi elaborate, ma con la sincerità di ogni giorno.
Fortunata mi capì e mi ispirò. Il nostro amore fu un rifugio e una forza, che riempì la mia vita e le mie opere.
Frate Menotti. Un grande amico tra risate e poesia
Tra le persone che hanno segnato la mia vita, una delle più speciali fu Frate Menotti.
Il suo vero nome era Menotti Bianchi, un uomo di fede, ma anche un grande amante della cultura e della letteratura.
Aveva un'intelligenza vivace e un'ironia pungente che rendeva ogni nostro incontro un'occasione per riflettere e sorridere.
Ci scambiavamo lettere e idee, discutevamo di poesia, storia e attualità. Ma la cosa più divertente era che spesso finivo protagonista delle sue vignette!
Con la sua matita sapeva cogliere con arguzia e affetto i miei gesti e il mio carattere, trasformandoli in piccoli capolavori di satira.
Il nostro legame era fatto di stima reciproca e di una complicità che andava oltre le parole.
Lui aveva la saggezza del frate e lo spirito del poeta, io la curiosità del ricercatore e l'ironia del cronista. Insieme, con le nostre penne - e la sua matita! - raccontammo la nostra epoca con verità e leggerezza.
La nostra amicizia fu un dialogo continuo tra cultura, fede e umorismo. E ogni volta che rileggo una delle sue vignette su di me, non posso fare a meno di sorridere.
Le amicizie. Un legame che va oltre il tempo
La mia vita fu arricchita da tante amicizie. Incontri, scambi di idee, affetto sincero: tutto questo rese il mio cammino più intenso e significativo. Non ero mai solo nei miei pensieri e nella mia scrittura.
Tra i miei amici c'erano grandi intellettuali, insegnanti, scrittori, artisti e giornalisti. Condividevamo la passione per la cultura, la Puglia e la sua storia. Dopo la mia scomparsa nel 1924, furono proprio loro a voler tenere viva la mia voce.
Nacque così il Comitato per la pubblicazione delle opere di Armando Perotti, grazie all'iniziativa di amici e colleghi che desideravano preservare il mio lavoro. Tra loro c'erano Giuseppe Petraglione, Francesco Colavecchio, Luigi De Secly e Michele Viterbo, che raccolsero e pubblicarono i miei scritti in una grande antologia postuma, Poesie (1926).
Quel libro non fu solo una raccolta di versi, ma un ponte tra me e i lettori, un testimone della mia anima e del mio amore per la mia terra. E così, grazie ai miei amici, le mie parole non andarono perdute.
Gli ultimi anni. Un poeta non muore mai
Nel 1921 fui nominato Direttore della Biblioteca Sagarriga Visconti Volpi di Bari, un incarico che onorai con dedizione, nonostante la mia salute iniziasse a vacillare.
Nell'autunno del 1923, i problemi si aggravarono. Continuai a viaggiare tra Bari e Roma in cerca di cure, sempre sostenuto dalla mia Fortunata e dalla mia famiglia. Il mio cognato Nicola Consiglio annotava ogni dettaglio sulle mie condizioni, con la premura di chi mi voleva bene. Nonostante la stanchezza, non smisi mai d'amare la cultura: partecipai ancora a eventi pubblici, tenni viva la mia passione per la scrittura, anche se il tempo e le forze iniziavano a mancarmi.
Mi spensi il 24 giugno 1924, nella mia casa materna a Cassano, accanto a mia madre e al dottor Paolo Fasano, amico e medico di famiglia. L'intera comunità mi rese omaggio, e la mia salma, dopo un primo riposo a Cassano, trovò la sua dimora definitiva nel Cimitero Monumentale di Bari.
Sulla mia lapide a Bari, le parole di Augusto Cerri ricordano il mio amore per la mia terra e la mia visione per il futuro della Puglia. Un sogno che, spero, continui a vivere.
Armando Perotti. Testimone del passato, Maestro per il futuro
La mia vita è stata dedicata alla mia terra, alla sua storia, alle sue tradizioni e alla sua gente. Ho scritto per amore della Puglia, per custodire la sua memoria e per darle voce attraverso la poesia, la ricerca e la divulgazione.
Non ero solo un poeta, ma un osservatore attento, un narratore della mia epoca, un custode del passato proiettato verso il futuro. Nelle mie opere ho raccontato Bari e la Puglia con passione e rigore, affinché nessuno dimenticasse il valore delle sue radici.
Benedetto Croce scrisse di me:
"Non so veramente quali altre regioni d'Italia abbiano avuto la fortuna di un illustratore che all'affetto per le memorie della sua regione congiungesse un pari cuore umano e un così nobile intelletto."
Oggi, il mio patrimonio culturale vive nei libri, negli scritti, nelle memorie di chi continua a leggere le mie parole. La storia che ho raccontato è ancora qui, per chiunque voglia scoprirla e farla sua.
La Puglia è stata la mia musa e il mio più grande amore. Spero di averle restituito, con la mia voce, almeno una parte della sua bellezza senza tempo.