Itinerario generale per adulti
Questo itinerario generale pensato per il pubblico adulto è dedicato ad Armando Perotti, con una particolare attenzione alla sua vita, alla sua opera e al rapporto con il suo tempo
Museo: Mostra TRA ULIVI E MARE - Alla scoperta di Armando Perotti, con lettere e ricordi
Il contesto storico
Armando Perotti (1865-1924) visse in un periodo di grandi trasformazioni per l'Italia e Bari. L'Unità d'Italia, pur completata nel 1861, lasciava il Paese diviso tra un Nord industrializzato e un Mezzogiorno agricolo, con problemi di latifondi, carenze infrastrutturali e bassa scolarizzazione. Questo squilibrio alimentò il dibattito sulla "questione meridionale", tra chi vedeva il Sud come un freno e chi denunciava la sua marginalizzazione. Perotti, però, si concentrò sul valorizzare la cultura pugliese, con una vasta opera letteraria e giornalistica, dando voce a un territorio spesso trascurato. A quei tempi, Bari era divisa tra passato e futuro. Il centro storico, con la Cattedrale di San Sabino, manteneva l'identità marinara, mentre il quartiere murattiano, con viali e palazzi neoclassici, segnava la modernità. L'inaugurazione del porto moderno (1859) e lo sviluppo ferroviario resero la città un crocevia tra Italia e Balcani, favorendo i commerci. Nacquero anche istituzioni culturali come la Biblioteca Nazionale e l'Università di Bari, consolidando il ruolo culturale della città. Nel frattempo, l'Italia attraversava cambiamenti significativi, tra emigrazione meridionale, guerre coloniali e la Prima Guerra Mondiale (1915). Perotti visse questi eventi con uno sguardo critico, usando la sua attività giornalistica e letteraria non solo per celebrare la Puglia, ma anche per riflettere sullo sviluppo della società e sull'importanza di preservare l'identità culturale in un'epoca di mutamenti. Divenne un ponte tra passato e futuro, in una Bari che cercava il suo posto nell'Italia unificata.
I Perotti
Camillo Gaetano Perotti, di antica nobile famiglia, nacque a Torino il 10 agosto 1823. Partecipò come volontario e poi come ufficiale alle guerre del 1848 e 1849. In seguito, insegnò Topografia e Geodesia, raggiungendo il grado di colonnello e assumendo il comando della fortezza di Gaeta. Durante questo incarico, si distinse per il trattamento rispettoso riservato a Giuseppe Mazzini durante la sua prigionia. Dopo aver lasciato l'esercito, si trasferì in Terra di Bari, stabilendosi a Cassano delle Murge, dove ricoprì la carica di sindaco dal 1875 al 1883. Durante il suo mandato, promosse l'introduzione dell'acqua potabile nella provincia di Bari. Fu Deputato provinciale, Consigliere Comunale e Assessore Comunale di Bari. Morì a Cassano delle Murge il 6 luglio 1898.
I Miani
La famiglia dei Miani, originaria del Veneto, si stabilì in Puglia nel XVI secolo, prima a Francavilla Fontana (LE) e Ginosa (TA), e poi a Cassano delle Murge alla fine del XVIII secolo. Il conte Nicola Miani, avvocato e deputato tra il 1870 e il 1880, nacque a Cassano e si trasferì a Polignano dopo il matrimonio, dove nacque la figlia Fulvia il 25 febbraio 1844. A diciannove anni, Fulvia sposò il colonnello Camillo Gaetano Perotti. A Gaeta, sostenne Giuseppe Mazzini, ricevendo la sua gratitudine. Morì a Cassano delle Murge il 25 febbraio 1931 e fu sepolta a Polignano. Solo tre giorni prima, la salma di Armando Perotti era stata trasferita alla necropoli di Bari. Fulvia Miani, donna moderna e caritatevole, si occupò dei poveri e delle classi operaie, dando voce alle loro difficoltà attraverso la scrittura. Collaborò per oltre quarant'anni con lo pseudonimo "Voluntas” a diverse riviste, con uno stile elegante e romantico. Nel 1880 pubblicò “Profili e paesaggi pugliesi”, che raccontava le sue impressioni di viaggio in Puglia. Fondò una Scuola di taglio e cucito per le figlie dei marinai a Bari, dove guidò anche la Croce Rossa provinciale. Durante la guerra del 1915-1918, organizzò aiuti per soldati e famiglie.
Gli studi di Armando
A Bari, Armando Perotti completò i suoi primi studi e ottenne la licenza liceale a sedici anni. Desiderava entrare all'Accademia Navale di Livorno per seguire la carriera di suo padre e del nonno, ma l'opposizione del padre, riluttante a mandarlo lontano, gli impedì di realizzare il sogno di viaggiare. Resterà invece a guardare e amare il mare, come dirà la madre Fulvia Miani: "Un marinaio di meno, un poeta in più". Proseguì gli studi a Roma, dove intraprese anche la carriera di giornalista. A Firenze ottenne il diploma in materie letterarie all'Istituto di Magistero e, all'Università di Perugia, si laureò in Giurisprudenza. Perotti si avvicinò presto alla poesia: la sua prima composizione risale al 1879, quando aveva appena quattordici anni. La poesia divenne per lui un'esigenza profonda, un mezzo per esprimere sentimenti e visioni del mondo. Durante la giovinezza, scrisse numerosi versi che riflettevano il suo talento precoce, anche se molti di essi non furono inclusi nelle sue prime raccolte. Nel 1887, pubblicò "Sul Trasimeno", segnando il passaggio a una scrittura più matura. Nel 1890, con "Il libro dei canti", consolidò la sua voce poetica, entrando nel panorama letterario dell'epoca.
L'intellettuale
Nel primo decennio del Novecento, Perotti si trasferì per un periodo a Castro (LE) dove continuò la sua produzione poetica e scrisse Bari Ignota (1907). Rientrato a Bari, Perotti operò attivamente nella Biblioteca Sagarriga Visconti Volpi come bibliotecario (1908-1912) diventandone direttore nel 1921. Lasciò un'impronta importante nella formazione dei fondi librari e nell'organizzazione della Biblioteca. Il suo impegno civico lo portò a ricoprire il ruolo di consigliere comunale di Bari e si distinse per un celebre discorso, tenuto l'11 luglio 1910, in cui esaltò la crescita della città. La sua passione per la storia e la cultura si concretizzò nella celebrazione del centenario del Borgo Murattiano nel 1913, un evento grandioso che egli stesso ideò e organizzò. Alle elezioni municipali del 1910 Perotti si candida e, grazie al largo consenso ottenuto soprattutto tra i cittadini del borgo antico, risulta il più votato, superando perfino il candidato sindaco Giuseppe Capruzzi. Nella prima seduta del nuovo consiglio comunale, gli viene affidato il compito di pronunciare il discorso inaugurale.
L'amore per la Puglia
Armando Perotti viaggiò molto in Italia in cerca di una patria culturale, ma tornò sempre in Puglia, consapevole che lì risiedeva la sua vera identità. Da osservatore diventò narratore, restituendo alla sua terra dignità attraverso la letteratura e la ricerca storica. Dai vicoli di Bari alle campagne, Perotti raccontò la Puglia con il cuore di chi vi apparteneva per destino. Nei suoi scritti documentò tradizioni e leggende, custodendo la memoria di una terra spesso dimenticata. Il suo legame con la Puglia non fu solo da cronista appassionato, ma anche da uomo in cerca di rifugio. Dopo la morte del padre, trovò nella solitudine la forza di riscoprire l’identità pugliese. Per quasi un decennio visse a Castro, nel Salento, dedicandosi a studi che portarono alle sue opere più importanti. Nella foto in alto possiamo osservare la “Casina du’ Generale”, ovvero del padre di Armando Perotti, è stata la dimora di campagna costruita da Gaetano Perotti ai piedi della murgia e del Convento S. Maria degli Angeli a Cassano delle Murge. Nella foto in basso scopriamo la vista dalla bellissima finestra affacciata sull’Adriatico dalla quale Armando Perotti contemplava l’orizzonte infinito, lasciandosi ispirare dalla quiete e dalla maestosità del mare. In questa umile dimora di Castro, il poeta trovò rifugio e nutrì il suo amore per la Puglia scrivendo versi e la sua opera più grande, “Bari Ignota”: trasformò la bellezza del paesaggio in parole senza tempo.
Memoria e identità
Armando Perotti fu un custode della memoria storica della Puglia, in particolare attraverso la Biblioteca "Sagarriga Visconti Volpi" di Bari, di cui fu direttore. La sua passione per i libri e i documenti storici lo spinse a valorizzare e difendere la storia e le tradizioni pugliesi, vedendo la memoria storica non solo come conservazione, ma come strumento di identità e consapevolezza. Le sue ricerche e battaglie civili, come la difesa del porto vecchio di Bari e del Castello di Barletta, dimostrarono il suo impegno nel far dialogare passato e presente. Una delle sue battaglie più significative fu contro la costruzione del Teatro Margherita di Bari, realizzato nei primi anni del Novecento. Il progetto prevedeva un teatro in muratura in un'area storica del porto vecchio, simbolo dell'identità marinara della città. Perotti si oppose fermamente, vedendo il progetto come un danno al paesaggio e alla tradizione. In "Bari Ignota" dedicò tre capitoli alla difesa del porto vecchio, documentando l'importanza di preservarlo. Denunciò il rischio di perdere l'anima autentica della città in nome del progresso. Nonostante la sua opposizione, il teatro fu costruito, ma la sua lotta rimase un simbolo del suo impegno per la tutela del patrimonio storico e culturale pugliese, anticipando battaglie che sarebbero diventate centrali nel dibattito urbanistico del XX secolo.
La sincerità
Nelle lettere e cartoline di Armando Perotti emerge un uomo che valorizzava la sincerità. Nei suoi scritti e nelle relazioni, preferiva uno stile diretto e schietto, come dimostra una delle sue prime lettere a Fortunata Consiglio. Per Perotti, la vera comunicazione era senza orpelli, basata su gesti e azioni che riflettevano i suoi principi nella vita e nell'arte. La sua capacità di «scrivere come parlo e come penso» gli permise di creare relazioni autentiche, mantenendo coerenza morale, indipendentemente dal contesto. Il rapporto con il cognato Nicola Consiglio è un esempio di come la sincerità fosse al centro delle sue amicizie. Le centinaia di cartoline inviate a Fortunata da Bari, Cassano delle Murge e Castro mostrano il quotidiano di Perotti, raccontato con parole semplici e affettuose. Spesso inviava più di una cartolina al giorno alla moglie, condividendo anche i minimi dettagli della sua giornata. Un legame significativo fu quello con il cognato, il magistrato Nicola Consiglio, coinvolto nei Patti Lateranensi. La loro passione per la letteratura e l'arte, unita alla competenza dantista di Nicola, creò un legame intellettuale e personale profondo. In una lettera al cognato dell'1 luglio 1910, Perotti scrive: "Ti ringrazio per le tue lodi, ma esse sono esagerate. Spero di far meglio, e presto: appena sarò a posto. Per il momento, lavoro poco o punto. Figurati che mi portano anche consigliere comunale! Leggi i miei versi? Che ne pensi? Scompare la giovanile baldanza. Ti abbraccio fraternamente, Tuo Armando".
L'Amore
Per Armando Perotti, l'amore fu una fonte di ispirazione vitale, e la sua relazione con Fortunata Consiglio ne fu il fulcro. La loro corrispondenza rivela un dialogo sincero e affettuoso, dove Fortunata non fu solo compagna, ma anche musa e confidente che arricchì la vita personale e artistica di Perotti. Armando esprimeva l'amore attraverso azioni quotidiane piuttosto che parole elaborate, una filosofia che influenzò sia la sua vita che la sua arte. Questo amore stimolò anche scambi intellettuali, con Fortunata che influenzò profondamente Perotti, intrecciando amore e creatività. Maria Fortunata Consiglio, originaria di Bisceglie, visse dal 1872 al 1952 e sposò Perotti il 27 febbraio 1911, diventando una compagna fondamentale nella sua vita e ispirazione artistica. In una lettera a Fortunata Consiglio del 31 maggio 1910 Perotti scrive: "Mi son permesso di spedirle stamattina [...] un mio volume. [...] Ella, sfogliandolo, potrà rinvenirvi qualche parte di me. Ed è questo che io voglio, rivelarmi intero, perché non abbiano a prodursi delle sorprese. La mia franchezza, nella vita e nell'arte, è proverbiale tra chi mi conosce: scrivo come parlo e come penso".
La Satira e l'Arte di Frate Menotti
Menotti Bianchi, noto come Frate Menotti, nasce a Bari il 24 settembre 1863 e diventa una figura di spicco della satira pugliese di fine Ottocento e inizio Novecento. La sua vita iniziale è avvolta nel mistero, ma si ritiene che abbia sviluppato l'arte del disegno grazie all'influenza del padre. Diventa famoso per le sue caricature pungenti, soprattutto nel settimanale satirico Fra Melitone, dove ridicolizzava figure pubbliche e potenti dell'epoca. Menotti era noto per il suo stile eccentrico: barba appuntita, occhiali pince-nez e pipa fumante. Un personaggio riconoscibile nelle vie di Bari, disegnava caricature per vari giornali, ignorando le diverse linee politiche e creando spesso attriti tra i direttori. La sua satira, tagliente ma mai volgare, lo rese un simbolo di coscienza critica, amato dal popolo e temuto dalla borghesia. Ebbe una profonda amicizia intellettuale con il poeta Armando Perotti; insieme, condivisero idee e ideali satirici e contribuirono a dare voce alla coscienza critica della città. Durante il fascismo, la sua attività fu ostacolata dal regime, che non tollerava la satira politica. Frate Menotti morì l'11 settembre 1924, in povertà, nonostante la sua popolarità e una vasta produzione artistica. La sua vita rifletteva una mente libera, pronta a schernire il potere con ironia e intelligenza.
La Rima, il Poeta e l'infanzia abbandonata (12 febbraio 1893) e Alle Feste di Trani - I Vati (1889-1992)
In questa vignetta Frate Menotti ritrae Armando Perotti in sei pose diverse, catturando vari momenti del suo atteggiamento da conferenziere. Perotti è mostrato mentre si appoggia al tavolo, legge, declama e beve, con le candele che si consumano lentamente, simboleggiando il passare del tempo mentre intrattiene il pubblico. Al centro della composizione, in un'area incorniciata, Perotti è a braccetto con una signora elegante, simbolo della poesia o della musa ispiratrice. La vignetta allude alla conferenza sulla rima tenuta da Perotti il 31 gennaio 1893 a Bari, un evento benefico per gli orfani, citato nell'articolo "Arte" pubblicato il 12 febbraio 1893 sul periodico Fra Melitone. Frate Menotti evidenzia la passione e la teatralità di Perotti, sottolineando sia la sua abilità oratoria che l'effetto scenico dei suoi discorsi. Nel successivo acquarello bianco e nero si osserva una scena vivace e surreale in cui Armando Perotti sembra discutere dell'Adriatico, indicato dalla scritta in alto, mentre il personaggio non identificato è intento a parlare del sesso degli angeli, rappresentato dal piccolo angelo nudo con ali. La presenza della figura scheletrica della morte che fluttua sullo sfondo aggiunge una nota macabra e ironica, forse un commento visivo sui temi esistenziali che spesso accompagnano le discussioni poetiche. L'atmosfera è quella dei convivi scherzosi tra intellettuali, dove argomenti seri e futili si intrecciavano, evocando un senso di leggerezza filosofica tipico delle “feste dei vati" a Trani.
Vari Personaggi (21 Agosto 1902) e il Circolo... Zoologico (Febbraio 1912)
In questa litografia a colori si osserva la redazione del giornale umoristico barese "Don Ferrante". Riconoscibili l'ing. Ettore Bernich in basso a sinistra; poi «Frate Menotti» che si ritrae con la macchina fotografica, Armando Perotti con la lira, l'avv. Vito Indelli vestito da don Ferrante, Ciccio Attolini vestito da don Abbondio e un altro personaggio non identificato. Nel successivo disegno a matita e acquarello colorato il Circolo Filologico di Bari è trasformato in uno zoo dove i membri appaiono come animali, enfatizzando le loro caratteristiche. Tra i personaggi: Armando Perotti (gallo), Damaso Bianchi (scimmia seduta), Giuseppe Petraglione (tartaruga), Giovanni Praitano (rinoceronte) e il sindaco Sabino Fiorese (scimmione con bastone) con in braccio Filippo Petrera. Sullo sfondo compaiono anche l'on. Malcangi e il prof. Garrone come una scimmietta sull'albero.
Mostra Provinciale (Maggio 1900), La Farsa di tutte le sere (1915) e Pro-Espulsi (Luglio 1912)
In questa litografia a colori spicca tra i presenti Saraceno, che regge un cartello con la scritta “Laboremus"; subito sotto di lui Antonio De Tullio. Sul piano rialzato si distinguono Mauro Amoruso-Manzari, assessore promotore dell'urbanistica moderna della città, Michele Zonno e Poli. Alla mescita è presente Giuseppe Re David, al piano terra si incontrano Cassano, Ginesi e Armando Perotti. Nel successivo inchiostro e acquarello colorato, Armando Perotti è a Bari durante la guerra e si batte ogni giorno in appassionate polemiche con il medico Tommaso Storelli. Sullo scudo di Perotti è presente il ritratto di un generale prussiano. Si passa poi ad un altro inchiostro e acquarello colorato dove, con la Guerra Italo-Turca (1911-1912) l'Italia conquistò Libia, Dodecaneso e Rodi. Tuttavia questo danneggiò l'economia del Sud, poiché i prodotti agricoli delle colonie abbassarono i prezzi locali. Intanto circa 50.000 italiani furono espulsi dall'Impero Ottomano e i rapporti commerciali subirono boicottaggi. In questo contesto, il questore Calabrese, De Romita, Gadaleta, Narducci, Sereno e Armando Perotti sono raffigurati mentre assistono gli espulsi rientrati a Bari.
II Pronunciamento dei Nazionalisti all'Annunzio della Pace (1912) e Sul Trasimeno (1909)
In questo inchiostro e acquerello colorato si osserva una manifestazione di protesta contro la pace di Losanna del 18 ottobre 1912, che concluse la Guerra Italo-Turca. Tra i protagonisti, spiccano figure satiriche come il commendator Laudisi in carriola, il prof. Fiorese con una stampella, l'avv. Petruzzelli con forbici, Gadaleta con trombetta, il giudice Epifania con cappello napoleonico, e Armando Perotti che innalza un cartello, unendo la sua voce ai nazionalisti in difesa dell'orgoglio nazionale. Nel successivo acquerello bianco e nero si nota una caricatura, che fa parte di un piccolo album realizzato da Frate Menotti con ritratti satirici di vari personaggi dell'epoca, ritrae Armando Perotti come un “prelato” della letteratura pugliese, un cardinale con mantello rosso e berretta, conferendogli un'aria autorevole. Perotti tiene il suo libro di poesie "Il Trasimeno" (1887).
Armando Perotti presenta il suo libro Bari Ignota (1908) e a Bisceglie durante il Bombardamento del 2 Agosto (Agosto 1916)
In questo acquerello colorato si evidenzia l'opera più celebre del poeta barese Armando Perotti, “Bari Ignota", uno studio approfondito sulle tradizioni popolari pugliesi, in cui l'autore si presenta come attento osservatore e custode delle realtà locali. Questo testo, insieme ad altri, testimonia il legame di Perotti con la sua terra, unendo ricerca e passione per il folklore. Perotti ha dedicato numerose opere alla cultura popolare e al patrimonio immateriale della Puglia, tra cui: Bari dei nostri nonni, Vita pugliese, Puglia e Venezia tra mito e storia, Storia e storielle di Puglia, Il libro dei canti e Nuove storie e storielle di Puglia. Questi lavori offrono una finestra unica sulle usanze, storie e leggende del territorio, preservando la memoria collettiva pugliese. Oltre al folklore, Perotti si interessò anche di toponomastica, difesa dei beni culturali, dialetto, tutela dell'ambiente e di questioni sociali ed economiche legate al lavoro e al mercato. Nel successivo inchiostro e acquerello colorato si fa riferimento al 2 agosto del 1916 quando, nel corso del primo conflitto mondiale, due cacciatorpediniere austriache bombardarono la città di Bisceglie: l'inaspettato evento bellico provocò il ferimento di nove persone, tra le quali due donne e la distruzione di varie abitazioni. Armando Perotti, a Bisceglie con la moglie, si nasconde in cantina fra le botti.
Non toccate il Porto Vecchio (1910) e Qui non si sbarca! (1910)
In questo acquerello, Armando Perotti guida una manifestazione per difendere il Porto Vecchio di Bari, con i dimostranti che sventolano il vessillo di San Nicola. Perotti, figura culturale di spicco e direttore della Biblioteca Nazionale, era un fermo oppositore degli sventramenti edilizi che minacciavano la città vecchia, impegnandosi per la tutela del patrimonio storico. Tuttavia, nel Porto Vecchio fu costruito il Teatro Margherita, la cui realizzazione fu fortemente criticata da Perotti, che la definì una "criminosa follia". Paradossalmente, il tratto di costa "Lungomare Perotti" fu intitolato a lui, nonostante vi fossero stati edificati gli ecomostri di "Punta Perotti", poi demoliti nel 2005. Nel successivo inchiostro e acquerello, Perotti è ritratto come un fiero soldato su uno scoglio, simbolizzando il suo ruolo di "guardiano" della costa barese. Con un fucile e una bicicletta, assume una posa eroica e determinata, accompagnata dalla frase "Qui non si sbarca!", a sottolineare la sua volontà di difendere il territorio dalle minacce straniere. La scena riflette le tensioni politiche con l'Austria e la questione dell'Adriatico, trattate da Perotti con articoli per il Corriere delle Puglie e una conferenza al Teatro Piccinni il 5 giugno 1910. Durante la conferenza, rivolgendosi ai volontari ciclisti, Perotti dichiarò fermamente "Di qui non si passa!", esprimendo il patriottismo e la resistenza contro le ambizioni austriache.
A Pompa Continua (1909) e l'Amarissimo Adriatico (1908)
In questo disegno a matita e acquerello colorato Armando Perotti è ritratto nell'atto di "sfornare" pubblicazioni per il Corriere delle Puglie, un'immagine che rende con vivacità l'intensa attività intellettuale e giornalistica che caratterizzava il suo impegno quotidiano. Giornalista di spicco e figura di grande rilievo nella cultura pugliese, Perotti contribuiva instancabilmente a diffondere idee, riflessioni e approfondimenti sulle questioni sociali e culturali della sua epoca. Nel successivo inchiostro e acquerello colorato Gabriele D'Annunzio e Armando Perotti, in chiave satirica, versano simbolicamente zucchero e miele nel mare Adriatico per addolcirne le acque. L'espressione "Adriatico amarissimo" di D'Annunzio allude alla dominazione austro-ungarica fino al 1914, che gravava su queste coste e popolazioni con una secolare opprimente presenza straniera. Menotti evoca il desiderio di liberazione delle terre e dei popoli adriatici da secoli sotto influenza straniera, qui simboleggiato dal tentativo, per quanto vano, di addolcire l'amarezza del mare stesso.
Questa l'ho fatta io (1900) e Buon Anno
In questa vignetta si vedono il comm. Antonio De Tullio e Armando Perotti. De Tullio sicuro di sé procede con il petto in fuori mostrando un atteggiamento fiero e quasi pomposo indicando un cartello in terra, con sopra delle feci stilizzate, che riporta la scritta "Esposizione Pugliese 1900": De Tullio sembra si attribuisca la responsabilità o il “merito” di ciò che è rappresentato in terra. Armando Perotti, turandosi il naso, sembra scappare via, guardando con disgusto quelle feci in terra. Una chiara satira sulla situazione e sulle vicende legate all'Esposizione Pugliese del 1900. Nella successiva litografia, Martino Cassano, direttore del Corriere delle Puglie (poi Gazzetta del Mezzogiorno), augura un buon anno insieme ad altri personaggi tra cui Armando Perotti con la sua lira.
Luglio (1910) e Maggio (Agosto 1910)
In questo acquerello bianco e nero si può notare l'ironia per due eventi significativi per Bari nel 1910: l'inaugurazione della rete tranviaria cittadina (13 luglio) e l'organizzazione dell'Esposizione Storica del diciannovesimo secolo per il centenario del Borgo Murattiano. A sinistra, un personaggio non identificato manovra un piccolo tram come fosse un giocattolo, allusione satirica al controllo esercitato sui progetti infrastrutturali della città. A destra, Armando Perotti emerge da un calderone fumante con un cartello recante la scritta “Esposizione del 1913” suggerendo come l'Esposizione fosse immersa in un contesto di tensione politica. Perotti, rappresentato come un critico "bollente" nel calderone delle divergenze politiche, simboleggia le accese discussioni e i contrasti legati alle celebrazioni e ai progetti di espansione urbana. La successiva vignetta rappresenta una scena in cui il senatore Antonio De Tullio, intraprende relazioni diplomatiche con l'Impero Ottomano. Sotto, Armando Perotti, con un megafono rivolto al mare, sembra lanciare un appello o una protesta, con navi all'orizzonte che alludono a presenze straniere. L'illustrazione riflette le tensioni tra Bari e l'influenza ottomana, con Perotti nel ruolo di voce critica e difensore della città.
Frate Menotti e Armando Perotti in visita al cimitero (1912) e Armando Perotti morente (Maggio 1924)
In questo acquerello, Frate Menotti e Armando Perotti sono ritratti durante una visita al cimitero, un momento di riflessione e raccoglimento. La scena, malinconica, mostra i due amici tra cipressi e lapidi, simbolo della caducità della vita e del loro legame profondo. Menotti annota una lista delle sue visite, riflettendo sulla morte. Questo disegno simboleggia la loro amicizia, che durerà oltre la vita: entrambi moriranno nel 1924 a pochi mesi di distanza. Nel successivo acquerello, Perotti, segnato dalla malattia, è ritratto in un momento di fragilità. Menotti lo omaggia con affetto e ironia, riflettendo sulla sua carriera. Perotti, poeta e storico, condivideva con Menotti un impegno civile e un amore per Bari. Il loro legame intellettuale nasce con la collaborazione sul periodico "Don Ferrante" (1902-1907). L'8 maggio 1924, Menotti fece visita a Perotti per un ultimo saluto, prima di morire a settembre. Quest'opera è un tributo finale a un'amicizia che la morte non avrebbe mai spezzato.
Le Amicizie
Armando Perotti coltivò amicizie in vari ambiti culturali, creando una rete che includeva scrittori, artisti e intellettuali. Tra questi, Filippo Cifariello, scultore molfettese, gli trasmise la passione per lo studio della Puglia. Un altro legame importante fu con il disegnatore satirico Frate Menotti, con cui condivideva impegno civile e culturale per Bari. Il cognato Nicola Consiglio rappresentò un importante supporto intellettuale e personale. Le sue amicizie riflettevano la sua capacità di intrecciare connessioni con il panorama culturale pugliese, arricchendo la sua vita e il suo lavoro. Dopo la sua morte nel 1924, fu creato il “Comitato per la pubblicazione delle opere di Armando Perotti" per onorare la sua eredità letteraria. Tra i membri, Giuseppe Petraglione, Francesco Colavecchio, Luigi De Secly e Michele Viterbo. Il comitato raccolse meticolosamente le opere di Perotti, tra cui i sonetti inediti e le poesie per il libro “Or da poggia or da orza”. Queste furono pubblicate nell'antologia postuma “Poesie" nel 1926, che offre una finestra sull'anima di Perotti, celebrando la sua passione per la sua terra e il suo talento poetico.
Gli ultimi anni
Nel 1921, Perotti divenne Direttore della Biblioteca Sagarriga Visconti Volpi di Bari. Negli ultimi anni della sua vita, a partire dall'autunno del 1923, la sua salute peggiorò. Un fascicolo di documenti, scritti dal cognato Nicola Consiglio, rivela le difficoltà di Perotti durante questo periodo. Nonostante ciò, continuò a viaggiare tra Bari e Roma per cure, sempre supportato dalla moglie Fortunata e dalla famiglia. La sua passione per la cultura rimase forte, partecipando anche a eventi pubblici durante la convalescenza. Perotti morì il 24 giugno 1924 a Cassano delle Murge. Il supporto di Nicola Consiglio fu fondamentale, accompagnandolo a Roma per le cure. La loro corrispondenza mostra un legame intellettuale e personale profondo. Perotti, non comprendendo la gravità della sua malattia, morì lentamente, come annotato da Consiglio. L'ultimo incontro tra i due avvenne il 23 giugno 1924. Il 24 giugno, Perotti morì fra le braccia della madre e del medico di famiglia, Paolo Fasano. I funerali, svoltisi il giorno successivo, videro una grande partecipazione da parte di autorità e amici. La sua salma fu sepolta a Cassano Murge, trasferita poi a Bari nel 1931, nel Cimitero Monumentale, dove riposano i baresi illustri e dove è posta una bella epigrafe dettata da Augusto Cerri.